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Margherita Boniver: «Anche grazie a noi Kabul rivive»

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«Il nostro Paese ha un ruolo preminente soprattutto in Afghanistan - spiega Margherita Boniver, sottosegretario agli Esteri - Un ruolo visibile e molto apprezzato dagli afgani e dagli alleati». Alle elezioni afgane si sono candidate molte facce vecchie. «Senza metafore si sono presentati ex taleban. Del resto con 2800 candidati era naturale che ci fossero anche individui non specchiati. Comunque, tutti i nomi sono stati vagliati dalla commissione e alcuni sono stati eliminati perché incompatibili. Dobbiamo anche ricordare quanto sta facendo Karzai per recuperare quei taleban che non si sono macchiati di crimini. Uomini delle tribù pashtu che è l'etnia maggioritaria e alla quale appartiene lo stesso Karzai». Tornando al ruolo dell'Italia, siamo tra i più importanti Paesi donatori di Kabul. «È vero. Abbiamo investito 45 milioni di euro, solo per elezioni il contributo è stato di cinque milioni. Se venisse a mancare il contributo dei "Donatori" sarebbe un disastro per la fragile economia afgana. A questo proposito si deve dire che in Afghanistan, per opere civili, si è investito dieci volte di più che in Iraq con risultati migliori. A Kabul c'è una ripresa della vita civile, in Iraq è ancora guerra». In quali settori, oltre quello della sicurezza, è presente l'Italia? «Un grosso contributo è stato dato nell'ambito della Giustizia, un passo importante per costruire uno stato moderno. L'Italia è "paese leader" e svolge un'azione di coordinamento. Sul piano istituzionale è stata preparata la riforma del codice penale, civile e di quello minorile. Stiamo portando avanti anche la addestramento dei giudici e degli operatori giudiziari. Anche nella guerra alla droga la nostra cooperazione sta sviluppando progetti per trasformare le piantagioni di papavero da oppio in uliveti finalizzati alla produzione di olio». Anche la svolta della Corea del Nord ci vede in qualche modo protagonisti. «I colloqui sul nucleare sono stati prerogativa dei sei Paesi, Russia, Cina, Stati Uniti, Giappone e le due Coree. L'Italia sta giocando un ruolo di sostegno. Prossimamente a Como si terrà un convegno, presenti i rappresentanti delle due Coree, Cina e Giappone proprio sulla questione della proliferazione nucleare e la riunificazione». Pyongyang ha voltato pagina o no? «Una svolta che va presa con molta cautela visto il regime irto e spinoso che governo la Corea del Nord. La rinuncia agli usi militari del nucleare è senz'altro positiva ma oggi sembra già ci siano delle marce indietro. Se verrà verificato il rispetto dell'accordo con la rinuncia al nuclerare-militare, si aprirà la porta per aiutare un paese ridotto alla miseria per una carestia spaventosa. A questo proposito, va ricordata la recente, importante visita che ho svolto nelle due Coree. L'Italia ha mantenuto sempre aperto, anche nei momenti di maggiore crisi, un canale di comunicazione amichevole con Pyongyang essendo stati nel 2000 i primi a istituire rapporti diplomatici».

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