In Parlamento il «partito delle tasse» ha già la maggioranza: dall'Udc al Prc

La formazione trasversale di coloro che vedrebbero di buon occhio un giro di vite sulle rendite finanziarie, infatti, ha già, almeno sulla carta, i numeri per portare avanti in solitaria la propria battaglia. Certo, il divario non è di quelli che fanno dormire sonni tranquilli soprattutto perché sono diversi i politici dei diversi schieramenti che non hanno preso posizione sul tema. Allora cerchiamo, per quanto possibile, di fare qualche conto. Innanzitutto i leader dei due schieramenti contrapposti. Per il momento si sono dichiarati assolutamente contro un aumento della tassazione sulle rendite sia il presidente del Consiglio che il suo più fedele alleato, la Lega. Il premier l'ha detto in tutte le salse: le rendite finanziarie non fanno parte del programma della Cdl quindi non si toccano. E i lumbard, nonostante uno sbandamento iniziale (Calderoli a maggio, poco prima della sortita di Berlusconi, dichiarò: «Sì all'aumento delle imposte sulle rendite»), si sono preso allineati. Sempre saldamente schierato sul fronte opposto, invece, il ministro delle Politiche Agricole Gianni Alemanno (An). Per lui, quello delle rendite è diventata ormai una questione personale tanto che non perde occasione per rilanciarla. La sua posizione, però, al di là dei fedelissimi, non raccoglie molti consensi all'interno del partito. Negli ultimi mesi, infatti, l'unico «non alemanniano» a sposare la linea delle tassazioni è stato il viceministro Adolfo Urso. Per il resto si va da Maurizio Gasparri che si è espresso con un «no deciso» a Pietro Armani che ha definito «una follia» la tassazione delle rendite. Assolutamente compatto e d'accordo sull'opportunità di tassare le rendite, invece, l'Udc di Marco Follini. Sul versante dell'Unione invece le posizioni sono abbastanza omogenee. Fausto Bertinotti ha solo dovuto aggiornare il suo vocabolario passando dalla mai dimenticata patrimoniale, alla tassazione delle rendite ad un più generale riequilibrio del fisco. Una conversione necessaria per cercare di limare le differenze all'interno della coalizione. Così, sulle posizioni del segretario del Prc, sono presto approdati, escludendo per troppa sintonia il Pdci, Massimo D'Alema, Francesco Rutelli e Romano Prodi. Il presidente dei Ds si è detto assolutamente d'accordo con Bertinotti. Il leader della Margherita ha parlato di «armonizzare» la tassazione sulle rendite raccogliendo gli applausi dell'amico Ermete Realacci. Mentre il Professore ha lanciato la tassa contro i grandi investitori. Insomma, volendo parlare di numeri, il fronte dei «tassatori» è in netta maggioranza con i Ds (132 deputati), la Margherita (80), il Prc (12), il Pdci (10), l'Udeur (14), i Verdi (7), l'Udc (34) e una ventina di deputati di An. Totale 309. Sul fronte opposto Forza Italia (171), Lega (27), Pri (6) e il restante di An (74) per un totale di 278 deputati.