di GIOVANNI LOMBARDO UN PROGETTO da 3,5 miliardi di euro.
Lo studio sugli effetti del provvedimento è già sul tavolo del ministro dell'Economia, Domenico Siniscalco, che non si è mai detto contrario a un intervento di questo tipo. La relazione elaborata dai tecnici di via Venti Settembre prevede l'aumento della tassazione anche sui titoli di Stato (Bot, Cct) e non solo le plusvalenze derivanti da azioni, obbligazioni, stock option e fondi d'investimento. Sul punto, però, la maggioranza è divisa. An e Udc sono favorevoli alla misura, mentre Forza Italia fa resistenza, fedele alla linea tracciata dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Salvi i piccoli risparmi. Il progetto del ministero dell'Economia non tiene conto di un elemento importante: la franchigia per i piccoli risparmiatori. Si tratta di una sorta di "no tax aerea" sulle rendite finanziarie, cioè una soglia minima da cui far partire l'aumento della tassazione (i tecnici stanno ragionando su un valore di 100 mila euro). È prevista, quindi, un'integrazione al provvedimento che, però, non faccia diminuire di molto il gettito atteso. «L'obiettivo è colpire le grandi speculazioni di Borsa e non i soldi messi da parte dai cittadini dopo anni di lavoro - spiega il sottosegretario all'Economia, Michele Vietti (Udc) - Oggi il conto corrente è tassato al 27%, i redditi d'impresa al 43%, il lavoro al 50%. Credo che un intervento sulla tassazione delle rendite finanziarie sia la strada maestra da percorrere nel caso in cui non si riuscissero a trovare le risorse per finanziarie la manovra, il cui valore complessivo dovrebbe aggirarsi sui 21 miliardi» Siniscalco intende incassare circa 9 miliardi dai tagli alla spesa pubblica, tre dei quali dalle amministrazioni periferiche. Altri 4,5 miliardi sono attesi dalla lotta all'evasione. «Mi sembrano cifre ambiziose - commenta Vietti - e comunque sarebbero necessari altre fonti di finanziamento per raggiungere gli obiettivi che il Governo si è prefissato, come la riduzione del deficit e il taglio dell'Irap». L'ipotesi di aumento della tassazione sulle rendite finanziarie oggi sarà all'esame dall'esecutivo di An. Ruini chiede più sgravi alle famiglie. Altro fronte aperto è quello delle misure a sostegno delle famiglie. Il dibattito è sull'introduzione del quoziente familiare, ovvero quel meccanismo che consente di spalmare su tutti i componenti della famiglia (neonati inclusi) il reddito del capofamiglia abbattendo in tal modo il carico fiscale. Un dibattito che si è animato ieri soprattutto dopo l'appello del cardinale Camillo Ruini che ha chiesto esplicitamente di mettere al centro della prossima manovra proprio la famiglia. Ruini ha infatti rinnovato con «forza l'auspicio che la finanziaria prenda sul serio quelle esigenze fondamentali e di lungo periodo della società e della famiglia». Ma il sottosegretario al Welfare, Mariagrazia Sestini ha fatto subito notare che «la coperta è corta» e che solo «per introdurre il quoziente familiare occorrerebbero tra i 12 e i 15 miliardi, insomma un'altra manovra». Attualmente la bozza di manovra contiene per le famiglie una cifra di 200 milioni che dovrebbero servire per il bonus benzina e quello sugli affitti. Anche i sindacati, per bocca del leader della Cisl, Savino Pezzotta, spingono per maggiori interventi sulla famiglia: «200 milioni sono nulla». E sempre da An, in particolare dal ministro per le Politiche Agricole, Gianni Alemanno, arriva la richiesta di ritoccare già la Finanziaria perché nella bozza «non è sufficientemente evidenziato il tema del Mezzogiorno».