L'Unione in mano ai «rompi»
O meglio, «ogni polo ha i suoi Follini». Mentre il premier combatte la sua eterna battaglia con i centristi il suo omologo Romano Prodi ha il suo bel da fare a tenere a bada i piccoletti dell'Unione quelli cioè che non perdono occasione per dire la loro soprattutto se non richiesta. Insomma, dei veri e propri «rompi». L'ultimo esempio ieri, una giornata che ha visto alternarsi tra dichiarazioni, proposte, suggerimenti, i quattro moschettieri dell'Unione: Fausto Bertinotti, Antonio Di Pietro, Alfonso Pecoraro Scanio e Achille Occhetto. Quattro che, al di là di qualche accordo strategico di facciata (ad esempio la lista Di Pietro-Occhetto alle passate Europee), la pensano diversamente su un sacco di argomenti. Ad esempio sulla candidatura, alle primarie del 16 ottobre, di un rappresentante del movimento no-global (il famoso uomo/donna incappucciato/a). Secondo Bertinotti, infatti, la presentazione di una candidatura da parte del Movimento no-global e Disobbediente, secondo il leader di Rifondazione è «utile perché è importante che una parte del Movimento che si riconosce in quella candidatura partecipi alla costruzione dell'alternativa di governo e sfugga alla tentazione astensionista». Esattamente il contrario di ciò che pensa il suo alleato Antonio Di Pietro che ha invece già affondato l'ipotesi di costruire una lista, pronta a presentarsi al proporzionale, che raccolga il Pdci, i Verdi e una composita area che va dai girotondi alla sinistra della Cgil. «Con la lista Arcobaleno - ha detto il leader dell'Italia dei Valori - dialogherò molto e se dovesse essere qualcosa di più dovremo confrontarci prima sul programma e sul progetto di governo. Ad oggi ho capito solo che è un'aggregazione a sinistra della sinistra con un modello di stato vetero-comunista che rispetto ma non condivido». «Sulla diagnosi - ha aggiunto - siamo d'accordo con Bertinotti, ma la terapia di Bertinotti è quella di sovvertire l'ordine di questo Stato per costruire un modello vetero-comunista o addirittura castrista, come qualcuno della lista Arcobaleno vuole fare, e io non intendo partecipare». Più complicata la vicenda quando i quattro vestono i panni di suggeritori del Professore. Mentre Bertinotti punta sulla «retribuzione sociale» e sulla tassazione delle rendite finanziarie, con un occhio alla mai dimenticata patrimoniale, Pecoraro Scanio pone l'accento sull'ambiente e Occhetto continua imperterrito la sua battaglia per un «codice etico» della coalizione. L'ex segretario del Pds, ha presentato ieri il codice etico elaborato da «Il Cantiere del Buongoverno» sul modello di quello stilato nel febbraio 2005 dal governo Zapatero, con un collegio di garanti nominati da Prodi e con il compito di verificare e decidere sui casi di persone che hanno una condotta «non del tutto trasparente». «Tutti i candidati dell'Unione, non solo Prodi, - ha assicurato Occhetto - ne riceveranno una copia. Vedremo chi e come ci risponderanno». Per la verità, questa del codice etico, sembra essere l'unica cosa su cui i quattro moschettieri convergono ma è forse anche la cosa che più mette in difficoltà Romano Prodi perché lo costringe a litigare con i Ds che, oltre ad essere il primo partito della coalizione, in questi mesi, sono stati anche i suoi alleati più fedeli. E così il Professore vive schiavo di tutti i pezzetti e i pezzettini che ha messo insieme per vincere le politiche 2006. Senza contare che tra una concessione a Pecorario Scanio e Bertinotti, un ammiccamento a Di Pietro e Occhetto, il Professore al suo bel da fare per tenere buono un altro «piccino» dell'Unione: Clemente Mastella. Il leader dell'Udeur non solo vorrebbe più considerazione da parte del leader, ma è quanto di più lontano dai quattro moschettieri. Insomma, a parte il nome, è veramente difficile trovare qualcosa di unito all'interno del centrosinistra. L'unico collante, almeno per il momento, sembra quello dell'antiberlusconismo militante. Un collante che reggerà fino alle politiche, ma dopo?