I centristi insistono Abbassare lo sbarramentoserve a far votare la legge da parte dell'opposizione
Come due Highlander, consapevoli che, probabilmente, alla fine, ne resterà uno solo. Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini si stanno sfidando sul terreno della riforma elettorale ed è una sfida che sta assumendo toni durissimi. Da una parte un partito intero che ha posto come condizione per non lasciare la Cdl un robusto ritocco al sistema con cui si vota, dall'altra un leader di partito spinto, un po' per motivi politici, un po' per non dare l'impressione di andare sempre «a rimorchio» degli alleati che ha posto due condizioni altrettanto irrinunciabili: sbarramento al 4 per cento e voto sulla devolution prima di qualsiasi altra riforma. Due posizioni distanti, due partiti che si giocano la faccia. Eppure ancora qualche settimana fa chi chiedeva a Pier Ferdinando Casini quale fosse un suo amico in politica, il presidente della Camera avrebbe risposto: «Uno solo vero? Fini». E chi avesse posto la stessa domanda al leader di An si sarebbe sentito rispondere: «Uno solo, ma vero: Casini». Oggi forse non risponderebbero più così, si nasconderebbero l'uno dietro qualche risposta democristiana, l'altro dietro qualche formula diplomatica che sta imparando sempre più velocemente. Ma è sempre più difficile che i due possano ritrovarsi. Le loro strade non sono più parallele, ma diversificate. Anche se Casini e Fini, tutt'e due bolognesi, puntano allo stesso obiettivo: prendere le redini del centrodestra quando arriverà l'occasione. E per farlo hanno preso due percorsi in contrasto. Uno, Casini, è in conflitto con Berlusconi; l'altro, Fini, fa l'alleato fedele, quasi l'angelo custode. Uno, Casini, è il paladino dei cattolici, quasi un crociato; l'altro, Fini, fa il laico in difesa dei laici, sembra quasi un Pannella di centrodestra. Casini vuole il sistema elettorale proporzionale, Fini protegge il maggioritario. Casini interviene sulla politica interna, Fini dice «mi occupo di politica internazionale». Casini se la intende con il centrosinistra e flirta con Rutelli, Fini incita i suoi ragazzi a fare campagna elettorale rimarcando le differenze con l'Unione e con Prodi. Oramai sono come riflessi pavloviani: se uno prende una posizione, l'altro fa il contrario. Al punto che Fini, pur di contrastare la riforma elettorale tanto cara a Casini, è arrivato a fare il paladino della tanto detestata devolution. Ma se Fini è di destra e non ha «finiani» nell'Udc, Casini è democristiano e può contare su «infiltrati» dentro An, i «casinones»: un tempo Fiori, oggi Alemanno. Quest'ultimo ieri gli ha offerto una sponda preziosa: «Credo che nei prossimi mesi Berlusconi, del quale non si può fare a meno, dovrà riflettere molto se mettersi in discussione o se mettere in prima linea qualcuno un po' più giovane, magari un po' più a destra. Berlusconi è persona non priva di doti di generosità», quindi potrebbe considerare di lasciare spazio ad altri. Un invito che va proprio nella direzione tracciata dall'Udc, anche se «mediata» da quell'apertura su un uomo che sia più di destra. Ma lo scontro sulla legge elettorale ha anche motivi più profondi. Specialmente per Fini. Il leader di An deve far capire al suo partito che sa alzare la voce anche lui all'interno della Cdl, che non si fa condizionare sempre dagli altri. Un conto è stare alle spalle di Berlusconi, un altro scodinzolare dietro Follini e Casini. Così diventa fondamentale far capire che la riforma della legge elettorale si può anche fare ma con i tempi e i modi che detta Alleanza nazionale. Anche se un suo fedelissimo tiene a precisare: «Non ci sono problemi con Casini, lui è rimasto incastrato da Follini ed è costretto a seguirlo». Poi c'è la difesa a oltranza dello sbarramento al 4 per cento. Per l'Udc si può tranquillamente scendere al 2 per cento. In questo modo, ragionano i centristi, si può tentare di trovare una sponda nel centrosinistra, magari nell'Udeur di Mastella e in qualche settore della Margherita. Ma Fini non ci sta. Sul 4 per cento non è disposto a trattare. Quella quota, insinuano gli alleati, gli consentirebb