Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Unione, in economia decide sempre Bertinotti

default_image

In soccorso la Fondazione Di Vittorio che lancia l'idea della tassazione delle rendite al 20%

  • a
  • a
  • a

I primi suggerimenti arrivano dalla Fondazione Di Vittorio, laboratorio di idee promosso dalla Cgil che riunisce studiosi notoriamente vicini alla sinistra dall'ex ministro Vincenzo Visco a Giorgio Benvenuto e Linda Lanzillotta. Tra le riccette sul tavolo ne spicca una in particolare: la tassazione delle rendite finanziarie e dei redditi di impresa e di capitale. La proposta è quella di un'aliquota intermedia unica del 20% e c'è da scommeterci che farà molto discutere. Mentre la fondazione si occupa di fisco, Fausto Bertinotti pensa ai disoccupati. Il segretario del Prc ha presentato alla Camera come primo firmatario una proposta di legge (la numero 872) di cui ieri l'Assemblea ha cominciato la discussione generale. La proposta rappresenta una prima avvisaglia di quello che sarà l'apporto di Rifondazione Comunista al programma economico di un eventuale futuro governo dell'Unione. Si tratta di una pdl che arriva in Aula come provvedimento in quota di minoranza ed è stata nuovamente presentata dal leader del Prc all'inizio di questa legislatura (15 giugno 2001) dopo che la precedente si era conclusa senza riuscire a vararla. Nel testo si chiede in pratica l'istituzione di un sussidio di disoccupazione piuttosto esteso, almeno per ciò che riguarda i potenziali fruitori. Dovrebbero infatti aver diritto a questa «retribuzione sociale» tutti coloro che hanno compiuto 18 anni, sono iscritti nelle liste di collocamento da almeno un anno e sono residenti in Italia da 18 mesi. La cifra da erogare (espressa nel documento ancora in lire perchè appunto la proposta originaria risale al 1999) è di un milione mensile (circa 512 euro), per dodici mensilità. Tale sussidio potrà essere percepito per almeno tre anni, ma diventano quattro se si hanno più di 45 anni di età o se si vive nel Mezzogiorno oppure in un'area del Paese in cui il tasso di disoccupazione è superiore alla media nazionale. Potranno inoltre accedere alla retribuzione sociale anche coloro che lavorano con contratti a tempo determinato, a patto che tale impegno sia inferiore ai quattro mesi nell'arco dell'anno solare. Per la verità nel testo c'è anche una clausola che fa decadere il diritto al sussidio statale se si rifiuta senza giustificato motivo un'assunzione a tempo pieno e indeterminato. Ma, a parte il fatto che quest'ultima appare un'ipotesi poco realistica, c'è comunque anche un altro articolo della normativa che impone in pratica ad amministrazioni pubbliche centrali e locali, e ad enti pubblici economici di assumere i disoccupati che abbiano raggiunto il limite massimo di corresponsione del sussidio. Per loro a quel punto deve essere infatti garantito un contratto di lavoro di non meno di due anni nei settori di pubblica utilità. Per quello che riguarda invece la copertura finanziaria di una legge che i proponenti stimano in 13-14 miliardi di euro annui, nel testo si chiede di ricorrere a due fonti. Da un lato l'abrogazione di tutti i contratti di formazione lavoro e di quasi tutti gli sgravi fiscali, gli incentivi, i crediti di imposta e i contributi capitari alle aziende che sono legati a nuove assunzioni, o all'avviamento e all'ampliamento di attività produttive. Dall'altro lato attraverso l'istituzione di un fondo in cui dovrà confluire lo 0,3% dei capitali nazionali trasferiti in Paesi esteri.

Dai blog