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Ciampi: «Non perdete tempo,

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risolvete la crisi economica»

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Occorre infondere fiducia. Questo a livello nazionale significa impiegare i pochi mesi che ci separano dalla fine della legislatura per dare risposta ai problemi più urgenti della società», dice Carlo Azeglio Ciampi incontrando gli amministratori di Chieti. Ma quali sono per il capo dello Stato le questioni più urgenti? La devolution no di certo, poichè torna a dire che la Costituzione del 1948 «e ancora il fondamento della nostra vita democratica». La legge elettorale neppure, poichè non vi fa alcun accenno. E non sembra un caso, visto che è il tema del giorno del confronto politico. Al primo posto, per Ciampi c'è, e lo dice chiaramente, l'economia in crisi, che perde colpi poichè i nostri prodotti sono poco competitivi. Un'economia che stenta a riprendersi perchè, spiega, manca ai suoi protagonisti - imprenditori, parti sociali, regolatori pubblici - quella fiducia reciproca che in altre stagioni ha permesso di unire «gli sforzi di tutti» è ha sprigionato la forza vincente. C'è poco tempo, dice Ciampi. Fra poco la legislatura finirà e la campagna elettorale imporrà una battuta d'arresto. Anche per questo non bisogna sprecare questi pochi mesi, le poche decine di sedute parlamentari che restano. C'è poco tempo e anche per questo il capo dello Stato parla spiccio, più di altre volte, arriva a mettere a disposizione una sua ricetta. È quella che aveva pensato sei anni, prima di salire al Colle. L'aveva proposta da ministro del Tesoro, si sarebbe battuto per realizzarla se non fosse stato chiamato a svolgere le funzioni di primo cittadino. Di che si tratta? In poche parole, si dovrebbe stipulare un nuovo patto di concertazione, più ampio di quello che tenne a battesimo nel '93 da presidente del Consiglio e che, ricorda, fece da battistrada a due grandi successi, il risanamento dei conti pubblici e l'ingresso della lira nell'euro; i due successi che ci permettono di vivere questa congiuntura difficile al riparo da tempeste valutarie e nuovi rischi di bancarotta, come quello del 1992. Oggi i sindacati dovrebbero concedere più flessibilità. In cambio gli imprenditori dovrebbero impegnarsi a non usare la flessibilità per aumentare i profitti, per trasferire per intero la riduzione del costo del lavoro sul prezzo per unità di prodotto. E lo Stato, come nel '93, dovrebbe farsi «garante del rispetto dell'intesa fra le parti sociali, pronto a usare la leva fiscale a fini perequativi lo strumento della politica fiscale». Semplice, dice Ciampi, citando un suo discorso del marzo '99 in cui aveva formulato la proposta, con l'entusiasmo di chi con quella ricetta aveva da poco portato a termine con successo la missione impossibile dell'euro. «La cosa più importante da ricordare di quegli anni è questa: ciò che riuscimmo a fare - ricorda - lo facemmo grazie agli sforzi di tutti: governo, autorità locali, imprenditori, organizzazioni dei lavoratori. Allora la chiamammo "concertazione"». Ma presidente, gli fanno osservare, non ha appena detto che c'è poco tempo? Che c'entra, risponde. I problemi urgenti non aspettano, con il tempo rischiamo di aggravarsi. Perciò bisogna concentrare gli sforzi e mettersi a lavorare nell'ultimo anno di legislatura come se fosse già il primo anno della nuova legislatura.

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