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Sinistra a caccia di tre milioni di voti gay

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Eppure, la lobby gay italiana (espressione poco amata dagli alfieri del movimento omosessuale, che negano l'esistenza di un vero e proprio gruppo di pressione) riesce ugualmente a fare sentire la propria voce nel dibattito politico, come la polemica sui Pacs (Patti civili di solidarietà) e sulle unioni di fatto, rilanciata da una lettera di Romano Prodi all'Arcigay (la principale associazione gay e lesbica del nostro paese) sta dimostrando in queste ore. Il messaggio di Prodi (che ha spiegato di condividere con gli altri leader dei partiti dell'Unione «l'ipotesi di una proposta universalistica che affronti, regolamenti e risolva il tema dei diritti delle coppie di fatto basate su un vincolo diverso da quello del matrimonio») era indirizzato a Franco Grillini, deputato Ds e presidente onorario dell'Arcigay. Grillini e Titti De Simone, deputata di Rifondazione, sono gli unici parlamentari dichiaratamente omosessuali (Nichi Vendola, compagno di partito della De Simone, ha abbandonato Montecitorio per divenire presidente della regione Puglia grazie a una spiazzante e trionfale operazione elettorale, mentre Alfonso Pecoraro Scanio, leader dei Verdi, manifestò nel 2000 la propria bisessualità). Lo stesso Grillini rivela però - sulla scorta di sue «indagini personali» - che «ci sono perlomeno cinquanta parlamentari gay tra Camera e Senato, iscritti anche ai gruppi di Forza Italia, An e Lega.

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