Bobba (Acli): «Cattolici uniti anche alle politiche 2006»

Fu lui, assieme a tanti altri leader di associazioni cattoliche, a schierarsi a testa bassa a favore dei vescovi italiani e della legittimità della loro posizione. Oggi Luigi Bobba si dichiara «a disagio» sulla polemica scoppiata intorno alle dichiarazione di Romano Prodi che, qualora la sua coalizione dovesse vincere le prossime elezioni, ha già fatto sapere di essere pronto a sostenere in Parlamento una legge per il riconoscimento civile delle coppie di fatto. Disagio per che cosa? «Sono a disagio per il tam-tam mediatico che le dichiarazioni di Prodi hanno scatenato». Un tam-tam forse legittimo visto il tema sollevato, non crede? «Certo. Ma, al di là del fatto che, conoscendo la storia e la formazione di Prodi non credo assolutamente che siamo di fronte ad un nuovo Zapatero, ritengo anche, ed è per questo che mi trovo a disagio, che la politica dovrebbe occuparsi di altre problematiche ben più importanti e rilevanti delle coppie di fatto». Ci spieghi. «Le coppie di fatto, stando ai dati Istat, sono soltanto una minoranza del Paese. Soprattutto per quanto riguarda la famiglia, esistono problematiche ben più importanti da affrontare ed è su queste che vorrei vedere un confronto leale tra destra e sinistra. E poi la risposta da dare in merito alle coppie di fatto è, a mio avviso, semplice: nel limite del possibile è giusto tutelare anche i loro diritti, ma queste tutele non devono superare i limiti posti dall'articolo 29 della Costituzione che riconosce la famiglia come "società naturale fondata sul matrimonio"». Quali sono le problematiche che, secondo lei, dovrebbero essere affrontate come prioritarie rispetto al dibattito sulle coppie di fatto? «Innanzitutto in Italia abbiamo un numero di famiglie mono-parentali (quelle cioè con un solo genitore) che è quattro volte superiore al numero delle coppie di fatto. Sono famiglie che hanno bisogno di essere tutelate, che necessitano di aiuti adeguati. Inoltre un terzo delle coppie sposate e non, non ha figli. Questo è un mutamento radicale che porta conseguenza drammatiche nel tessuto sociale del Paese. Infine Ritengo un'ingiustizia macroscopica il fatto che oggi esistano famiglie con un solo reddito e con numerosi figli a carico che debbano pagare le stesse tasse, se non di più, delle famiglie senza figli. È inaccettabile». Se non sbaglio Romano Prodi ha parlato di questo ad Orvieto, al vostro convegno dedicato a "Bios e Polis"? «Sì, ne ha parlato e secondo me ha offerto una soluzione interessante». Cioè? «Si è detto pronto ad adottare il metodo francese del quoziente familiare. Verrebbero tassate le famiglie e le persone in base esclusivamente al reddito. In questo modo, si avrebbe una tassazione più equa». Insomma, tanti problemi che meriterebbero anche loro un bel tam-tam? «Sì, ma non è tutto qui. Perché non parliamo, ad esempio, degli assegni familiari. Oggi abbiamo ancora un'erogazione pubblica non agganciata al parametro dell'inflazione. È scandaloso». Lei pensa che i "Ruini boys", i cattolici trovatisi uniti nel referendum sulla fecondazione assistita, lo possano essere anche durante la campagna per le elezioni 2006? «Credo di sì. Vi sono temi attorno ai quali i cattolici non possono che essere uniti. Giovanni Paolo II in uno dei suoi ultimi interventi aveva detto che le "cose fondamentali" per i cattolici sono: la pace, la libertà, la vita e il pane. Bene, due di queste cose, da sempre, sono care alla sinistra, altre due alla destra. I cattolici le hanno care tutte e quattro e ciò significa che vi sono tematiche attorno alle quali si possono fare battaglie trasversalmente ai due schieramenti». A Orvieto, nella Carta finale che avete sottoscritto, avete messo a tema alcune questioni che ritenete fondamentali. Quali sono? «Primo, noi siamo per una politica della vita cioè che metta al centro la tutela della vita c