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Marcia della pace, spot contro il governo

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Da Bertinotti a Castagnetti solo una pioggia di insulti e critiche al premier e alla politica estera

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Alla marcia della pace da Perugia ad Assisi, gli esponenti dell'opposizione presenti (in numero meno consistente rispetto alle ultime edizioni) hanno ragionato di questi temi, con dichiarazioni che hanno provocato le dure critiche del presidente di An, Gianfranco Fini. All'avvio della marcia, ai giardini del Frontone di Perugia, è il segretario di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti (uno dei partecipanti più assidui all'evento pacifista) a parlare di Governo italiano «senza credibilità» sul fronte del dibattito per la riforma dell'Onu. «Temo che il premier confermerà il ruolo sempre più irrilevante del nostro paese a livello internazionale», rincara il capogruppo Dl alla Camera, Pierluigi Castagnetti. «Non mi aspetto nulla di buono da Berlusconi all'Onu», taglia corto il segretario del Pdci, Oliviero Diliberto, che bolla la politica estera dell'esecutivo di centrodestra come il «settore peggiore» dell'operato del governo, accusandolo di aver ridotto l'Italia al rango di «servo sciocco di Bush». Il presidente dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio, avanza l'invito al premier ad anticipare in Parlamento cosa dirà all'assemblea delle Nazioni Unite: ma lo dice «senza farsi illusioni», perché «il governo ha ridotto le spese per lo sviluppo dei paesi terzi ed aumentato quelle per le spese militari». Marina Sereni, responsabile esteri Ds, accusa infine il governo di «occuparsi di altro», rispetto ai temi veri della riforma delle Nazioni Unite. Sull'Iraq, tutti, a cominciare dal segretario dei Ds Piero Fassino, concordano sull'urgenza del ritiro delle truppe italiane. Unanime anche il consenso degli esponenti dell'opposizione presenti alla marcia all'annuncio di Romano Prodi di un calendario del governo di centrosinistra per il ritiro, che molti auspicano il più veloce possibile, dei soldati italiani dall'Iraq. L'attualità della politica l'affrontano Castagnetti e Diliberto, parlando dello scontro Casini-Berlusconi. «Cambieranno l'allenatore», dice il primo; «Non importa chi sarà il loro candidato, vinceremo comunque», sostiene il secondo. A marcia conclusa, il presidente di An ne commenta i contenuti con toni duri: secondo Fini, l'iniziativa odierna ha confermato che «per la sinistra italiana, la pace è minacciata dagli Stati Uniti e dai nostri soldati in Iraq, e non dal terrorismo fondamentalista». Per Fini, questa è «una scelta di campo semplicemente vergognosa, che offende, nel quarto anniversario della strage, le vittime innocenti dell'11 settembre».

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