«Un cattolico al Colle? Perché no»
È un buon presidente e ha svolto il suo lavoro. Il suo successore avrà un compito impegnativo, perché dovrà confrontarsi con lui. Ma il fatto che sia un cattolico non può escludere automaticamente la candidatura di un cattolico...». Nicola Mancino, senatore dei Dl ed ex presidente del Senato dal '96 al 2001, beve una Coca-cola e cerca di ripararsi dall'improvviso sole che scalda l'ultima giornata della Festa della Margherita. Riservato, pignolo, ma estremamente cortese, non si sottrae all'argomento del giorno che tiene banco anche tra i Dielle. Presidente, il capo della Quercia ha definito superato il criterio dell'alternanza cattolico-laico al Colle e Parisi, dopo aver parlato di De Mita, non ha escluso una candidatura di un diessino, Violante o lo stesso D'Alema. Lei che cosa pensa? «Sono d'accordo con D'Alema quando afferma che al di là di questi schemi va scelta una personalità che garantisca il rispetto della Costituzione e anche delle regole non scritte e interpreti i bisogni del paese, ma tutto questo mi sembra prematuro. Facciamo prima le elezioni politiche, dipenderà anche dallo schieramento che uscirà vincente». Chi è il candidato della sinistra? «Le rispondo con una domanda: chi è l'esponente politico che più si è esposto sull'argomento?» D'Alema per ora, ma il candidato della Margherita? «Guardi, è talmente prematuro che fare ora tutti questi nomi possa servire solo a bruciarli».(Passa Beppe Fioroni, che ha fatto recentemente il nome di Mancino per il Quirinale. Il presidente lo chiama, lo riprende scherzosamente: «E non mi mettere in piazza,eh?»). Presidente, l'Udc preme sul pedale della riforma elettorale, un argomento a lei molto caro... «Il tempo non è dalla sua parte. Dopo aver tenuta per 4 anni e 5 mesi negli archivi del Senato la proposta che reca anche la mia firma, adesso la tirano fuori a fine legislatura. Credo che si tratti soltanto di una fase di interdizione. Stanno fingendo di discutere la proposta nel convincimento che non se ne farà assolutamente nulla». Che cosa prevede allora? «Dovrebbero utilizzare il detto "non si cambiano le regole quando il gioco è già cominciato"». È partita la competizione delle primarie, serviranno o saranno dannose? «Io piuttosto avrei tentato un confronto sul programma, ma mi batterò per Prodi. Ai candidati minori le primarie servono solo per fornire la misura del loro consenso. Diciamo che li ritengo dei decubertiniani: pur sapendo che c'è un vincitore, sportivamente concorrono lo stesso». Adesso pare che alcuni di loro, come Di Pietro, vogliano misurarsi con Berlusconi anche in Tv, dopo che il premier ha accettato il faccia a faccia con Prodi. «Resteranno delusi. Berlusconi vorrà duellare solamente con il vincitore delle primarie». Giu. Cer.