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Parisi candida Violante e D'Alema al Colle

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I prodiani aprono alla possibilità che sia un ds a correre per il Quirinale. Rutelli frena: «È prematuro»

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Il braccio destro di Romano Prodi vede di buon occhio l'eventualità che al posto di Ciampi possa diventare Presidente della Repubblica un diessino. «Sì, Violante potrebbe andare, o magari anche D'Alema perché no?», afferma Parisi, l'uomo più vicino a Romano Prodi, dopo aver firmato insieme a tutti i big della Margherita per le primarie del Professore. Quindi, accanto alla candidatura di Ciriaco De Mita, i prodiani e in particolare Parisi, scelgono di candidare un diessino o almeno non escludono la possibilità di farlo in futuro. Nel toto Quirinale che impazza in questi giorni Parisi entra di nuovo e senza tanti preamboli aggiunge: «Sì penso anche io, come ha detto D'Alema, che si possa andare al di là del vecchio criterio di alternanza laico-cattolico. Si tratta decisamente di vecchi schemi che non corrispondono all'attuale situazione». E Parisi si riferisce alle parole espresse dal presidente dei Ds sul Capo dello Stato, con Baffino ha voluto sottolineare che all'indomani delle elezioni «bisognerà senz'altro cercare una personalità che sappia parlare al Paese perché non c'è soltanto da pensare agli equilibri politici». Questo secondo D'Alema «fu il criterio che adottammo quando convergemmo su Carlo Azeglio Ciampi: una personalità in grado di avere un rapporto con il Paese perché il Capo dello Stato è anzitutto il riferimento per una tenuta e un ampliamento della fiducia dei cittadini nelle istituzioni». Secondo D'Alema infatti «questo ha saputo essere Ciampi e questa è stata la sua forza, la sua esperienza rimane un punto di riferimento. Detto questo non vedo altri criteri. Francamente le logiche dell'alternanza cattolico-laico mi paiono logiche del passato. Parliamo infatti di un'altra epoca quando c'era il partito dei cattolici e di un altro sistema politico. Ciampi ha avuto uno straordinario rapporto con la Chiesa e affetto personale ricambiato con il Papa: non mi pare che il mondo cattolico non si sia sentito rappresentato al vertice delle istituzioni. Diciamoci la verità la regola dell'alternanza appartiene al mondo che fu». E se D'Alema lancia il sassolino, Gerardo Bianco, sempre della Margherita, non se lo lascia sfuggire e sottolinea che «per quanto riguarda la Presidenza della Repubblica deve prevalere in questo caso sempre la scelta personale, che riguarda la personalità di colui che sarà candidato al Colle». Mentre Rutelli è convinto che sia ancora un «discorso del tutto prematuro». Il presidente della Margherita pensa alle primarie e alle prossime elezioni politiche e preferisce, quindi, non soffermarsi troppo sul futuro della più alta carica dello Stato. «Il Quirinale? Prima di arrivare a quel momento cambieranno moltissime cose, infatti è del tutto prematuro parlarne, fare ipotesi e candidature come si fa in questi giorni. Ci voglino ben otto mesi e fino a quel momento tantissime cose cambieranno in tutti i sensi».

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