La ripresa dei consumi spinge in alto il Pil Nel secondo trimestre +0,7%

Si tratta dell'incremento maggiore dall'inizio del 2001. Mentre su base tendenziale l'aumento è stato dello 0,1%. Una vera e propria boccata d'ossigeno per l'economia italiana che, almeno per il momento, allontana lo spettro della recessione. Anche perché il balzo in avanti del Pil è dovuto, dopo tanto tempo, a un risveglio dei consumi (+0,6%) e delle esportazioni (+0,4%). Ora — come ha sottolineato nei giorni scorsi il ministro dell'Economia, Domenico Siniscalco — la sfida è far sì che questi «incoraggianti segnali» si consolidino. Confermate, dunque, le stime preliminari diffuse nel mese di agosto, che avevano destato una certa sorpresa e che nei giorni scorsi avevano portato l'Ocse a rivedere al rialzo la crescita del Pil italiano a fine anno (+0,2%, contro la crescita zero prevista dal Governo nel Dpef e dalle ultime stime dell'Fmi). E se nel secondo trimestre ci si aspettava il ritorno al segno più, non v'è dubbio che con la crescita dello 0,7% si è andati oltre le più rosee aspettative. Anche perché si viene da una situazione di «recessione tecnica», come fu definita dagli esperti dopo due trimestri consecutivi col segno meno (-0,4% nell'ultimo del 2004 e -0,5% nel primo del 2005). A trainare la crescita è stata soprattutto l'industria (+1,2%) e in particolare il settore delle costruzioni (+2,9%), mentre i servizi sono cresciuti dello 0,7% e l'agricoltura dello 0,1%. Il dato più positivo, però, è certamente quello legato alla ripresa dei consumi. Svanito il timore che l'impennata del Pil fosse dovuta più che altro all'accumulo delle scorte (che invece hanno dato un contributo negativo dello 0,3%), l'Istat spiega che a spingere in avanti l'economia ci hanno pensato soprattutto le famiglie, la cui spesa è aumentata rispetto al trimestre precedente dello 0,6%. In particolare, scomponendo il dato sul Pil, lo 0,7% messo a segno nel secondo trimestre è stato determinato per uno 0,5% proprio dai consumi finali nazionali, con la spesa delle famiglie che ha pesato per uno 0,4% e quella delle pubbliche amministrazioni e delle istituzioni sociali per uno 0,1%. Un bel salto in avanti se si pensa che nel primo trimestre il contributo dei consumi era stato nullo. Positivo è stato anche l'impatto della domanda estera, che ha contribuito per uno 0,2%, con le esportazioni cresciute più delle importazioni. «Il dato positivo sul Pil non è sufficiente a rilanciare la competitività italiana» ha affermato il segretario confederale della Cisl, Raffaele Bonanni, per il quale «la situazione è sempre grave», con il Pil italiano «che su base tendenziale resta fermo allo 0,1%, meno che in altri Paesi europei». Per la Cgil «il Pil continua a girare intorno allo zero, in decimali non rilevabili a occhio nudo». Più morbida la Uil, che con il segretario generale aggiunto, Adriano Musi, parla di «segnale positivo che va rafforzato e reso stabile».