Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

«Fini? Non è la posizione del governo»

default_image

  • a
  • a
  • a

Rocco Buttiglione è nel suo ufficio, ci pensa un po', riflette. Rilegge quelle parole. Prende un attimo di pausa. Quella pausa di chi un po' non se l'aspettava, un po' non condivide. Poi il ministro della Cultura (Udc) si lascia andare. Allora, ministro. Che cosa ne pensa di quanto afferma Fini? «È lecito pensare che Fazio debba dimettersi, ma è lecito pensare anche il contrario». In che senso, scusi? «Se un gruppo di potere decide che il Governatore debba dimettersi e scatena una campagna contro di lui, è legittimo essere d'accordo con quella posizione. A prescindere che sia vera o falsa quella campagna il Governatore si dimette. Ma così si crea un precedente pericoloso». Ma lei è d'accodo con Fini? «Io capisco e rispetto la posizione di Gianfranco Fini. Ma non la condivido. Non è la posizione del governo, che mi sembra fissata con chiarezza nel consiglio dei ministri di venerdì scorso. Fino a quando non ci sarà un'altra riunione e un'altra posizione formale, ci atteniamo a quella. In ogni caso non è la mia posizione. Molto serenamente capisco anche quelli che da tempo erano contrari a Fazio per precise ragioni politiche. Capisco la posizione di Tremonti e quella di Tabacci. Ma invito anche loro a riflettere: è questo il modo? Perché è evidente che c'è in questo momento uno scatenamento di livore contro Fazio che va oltre i limiti di un legittimo dissenso politico». Quella di Fini, tuttavia, è anche la posizione del ministro dell'Economia, Siniscalco. Che ha anche deciso di dimettersi se non ci saranno passi formali. Qual è il suo giudizio? «La motivazione di Siniscalco di per sè è forte, ed è che una tempesta internazionale fa male al Paese. Penso che Fazio ci pensi e l'abbia a cuore. Ma c'è un'altra motivazione forte: cedere significa creare un precedente e dire a chi vuole manovrare dall'esterno la Banca d'Italia: "Ecco, basta urlare abbastanza forte e alla fine con le pressioni esterne otterrete sempre quello che volete"». Ma si può andare avanti così? E per quanto tempo ancora? Come si esce da questa situazione? «Immaginiamo che su pressing del governo Fazio decida di dimettersi. Tutto a posto. Immaginiamo invece che decida di non dimettersi. Allora? Esistono strumenti nelle mani del governo per imporgli le dimissioni? Ho un fortissimo dubbio in proposito. Mi sembra che tutta la struttura della Banca centrale europea sia architettata per proteggere i governatori delle banche nazionali dai rispettivi governi. Vedo che molti apologeti dell'autonomia della Banca di Italia oggi questo principio l'hanno dimenticato». Esiste un problema di credibilità internazionale del Paese? Di fatto è l'unica grande motivazione per le sue dimissioni. «A me sembra che il problema sia più complesso della semplice esame di coscienza di Fazio. È vero che questa bufera danneggia il Paese, e prima finisce meglio è. Ma è anche vero che creare un simile precedente può danneggiare il Paese ancora più della bufera che è in corso. Per questo io preferisco non dire a Fazio quello che deve fare, e lasciare che giudichi lui in coscienza quale è il comportamento migliore non solo per sè, ma per il Paese». Se avesse un consiglio da dare al Governatore in questa fase, quale sarebbe? «Penso che Fazio sia perfettamente in grado di scegliere e valutare con la sua coscienza e prendere le decisioni migliori. Secondo, se avessi dei consigli da dargli, non li darei tramite giornali. Io non l'ho ascoltato nè l'ho sentito da quando è iniziata questa cosa. Proprio perché non esiste una cospirazione dei fazisti per rispondere alla cospirazione degli antifazisti. Io semplicemente dico quello che la mia coscienza mi obbliga a dire. Faccio la mia parte e lascio che Fazio faccia per intero la sua». La Chiesa è scesa in campo a difesa del Governatore, con un commento dell'Osservatore Romano. «Ah sì. E che cosa dice, ancora non ho avuto il tempo di leggerlo». Si parla di attacchi a Fazio, di pesanti e insistenti pressioni

Dai blog