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«Via le truppe anche da Kabul e un nuovo trattato per la Ue»

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Parola di Gennaro Migliore, responsabile Esteri del partito che, dopo le dichiarazioni del segretario Bertinotti, non ha nessun timore ad ammettere che, «in politica estera, i punti di convergenza con Prodi sono diversi». Quali, ad esempio? «Innanzitutto la compattezza con cui l'Unione chiede il ritiro delle truppe dall'Iraq. Non dimentichiamoci che noi venivamo da una situazione in cui, nel 1999, un governo di centrosinistra aveva appoggiato la guerra nei Balcani». E voi, anche allora, eravate contro? «Nel 1999 eravamo isolati nella nostra posizione. Oggi l'Unione complessivamente proclama la volontà di ritirare le truppe, truppe di occupazione, e di favorire un intervento civile non bellico con l'Onu che assuma il comando completo delle operazioni. Operazioni, ripeto, di carattere non bellico». Poniamo che l'Unione vinca le elezioni del 2006. Arrivati al governo chiederete solo il ritiro dall'Iraq? «Noi siamo contro tutte le missioni di guerra. Per questo abbiamo sempre chiesto di poter votare missione per missione, ma il governo ce lo ha sempre impedito». Quindi, oltre all'Iraq, no anche ad Afghanistan e Kosovo? «No ad Afghanistan e Kosovo, ma sì, ad esempio, al Darfur dove è in corso una vera operazione di peacekeeping». Torniamo ai punti di convergenza con Prodi. Sull'Europa, ad esempio, le posizioni sembrano tutt'altro che vicine? «Sull'Europa abbiamo posizioni divergenti ma mi sembra che, alla fine, abbiamo avuto ragione noi. Oggi il trattato costituzionale è sostanzialmente morto». Come dovrà essere la politica estera italiana dei prossimi anni? «Innanzitutto bisogna impegnarsi per far vigere fino in fondo l'articolo 11 della nostra Costituzione. Anche per questo motivo noi non siamo d'accordo con l'ipotesi di un esercito europeo che sarebbe solo offensivo. Su questo punto c'è sintonia con Prodi che, non a caso, ha annunciato la riduzione delle spese militari». E poi? «Sul piano delle relazioni diplomatiche bisogna promuovere il ruolo dell'Italia come attiva sostenitrice dei processi di pace. Nel conflitto israelo - palestinese, ad esempio, nonostante l'apprezzamento per il ritiro unilaterale da Gaza non possiamo ancora parlare di una pace vera e propria. L'Italia e con essa l'Europa deve rientrare nella riapertura di un processo di pace».

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