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E Casini trova di nuovo il vecchio amore Mastella

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Il presidente della Camera: «Chi, come me, è un uomo di centro non ha nulla di cui discolparsi»

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Clemente Mastella e Pier Ferdinando Casini hanno «amoreggiato» a lungo, ieri, sul palco della festa dell'Udeur a Telese. Evidentemente il «centro», ancor prima di una fine alchimia politica, è una questione di Dna. E Mastella lo ha ribadito. «Il centro - ha detto - non è una qualche nostalgia da archiviare, ma è una suggestione forte». Poi spazio al presidente della Camera che è stato accolto dalla platea con una vera e propria ovazione. Dalla folla si è sollevato anche il grido "presidente, presidente" e Mastella non ha perso l'occasione di sottolinearlo. «Casini è stato applaudito più da quelli dell'Udeur che da quelli dell'Udc. Casini è un amico autorevole, con cui ci sono stati momenti di grande difficoltà, ma che ora accogliamo con grande amicizia e affetto». Basterebbe questo per raccontare la sortita del presidente della Camera a Telese, ma si farebbe un torto al lettore censurando quella che è forse l'unica notizia che arriva dalla festa dell'Udeur. All'apertura lanciata in mattinata da Berlusconi l'Udc, almeno per il momento, risponde «picche». E così, anche ieri, Pier Ferdinando Casini ha chiesto «discontinuità e novità» nella Cdl e anzi, ha fatto sapere che andrà avanti con questa richiesta finché alle sue domande politiche non otterrà «risposte politiche e non di cortesia». Il presidente della Camera è anche tornato a parlare di leadership. Sollevare la questione della premiership, ha detto, «non è lesa maestà» perché se il centrodestra non cambia perde e «fa il più grande favore a Romano Prodi». A questo punto la platea è letteralmente saltata in aria dimostrando che forse, nella battaglia contro Prodi, tra Udc e Udeur non c'è grossa differenza. Quindi spazio ai temi caldi di questa estate politica. Innanzitutto il «centro». Casini si è detto convinto che «sia in atto una grande mistificazione sul centro politico italiano quasi che chi evoca il centro e chi come me è uomo di centro dovrebbe discolparsi». «Semmai - ha aggiunto tra scroscianti applausi - in Italia dovrebbe discolparsi i comunisti ed i fascisti che hanno fatto un partito per dimenticare la loro storia, non noi». Poi la tanto desiderata «discontinuità». Casini ha fatto un puntiglioso elenco delle sconfitte elettorali della Cdl, traendone una conseguenza: «I risultati sono stati di un'evidenza così palese che un centrodestra che voglia non solo competere ma anche vincere, il minimo che dovrebbe fare sarebbe di prendere spunto da quello che gli italiani hanno detto». Quindi la possibilità che l'Udc si presenti da solo alle prossime politiche. «Mi dicono - ha detto il presidente della Camera - "Sì, ma tu vuoi andare da solo"; io rispondo che andare da soli è una conseguenza, non una premessa. Altri mi dicono "Sì, hai ragione, però non si può" e io chiedo: "Perché non si può? Dovete spiegarmelo". Io dirò fino in fondo che se andiamo alle elezioni in queste condizioni non facciamo altro che un grande favore a Romano Prodi». Insomma quella di ieri a Telese è sembrata tutt'altro che una mano tesa nei confronti del premier Berlusconi. Un'impressione confermata anche a via due Macelli dove ammettono senza timore: «La parole di Berlusconi ci sembrano un'esca per evitare il peggio in vista della nostra riunione di lunedì. Il premier ha paura che l'Udc decida di spaccare la coalizione così ha voluto fare un gesto distensivo, ma serve molto di più di qualche dichiarazione per convincerci». I centristi, quindi, non sembrano disposti a retrocedere e avvertono: «Tutti noi abbiamo anni di politica alle spalle. Se avessimo creduto a tutto non saremmo arrivati qui. Nelle parole di Berlusconi non ci sembra ci sia qualcosa di serio da prendere in considerazione». E a chi gli fa notare il rinato amore tra Casini e Mastella rispondono: «Anche Follini, alla festa dell'Udeur, ha preso più applausi di Rutelli. Sinceramente non ci sembra questo l'argomento di discussione. Il grande centro? Un argomento che viene agitato sinistramente da chi non vuole rispondere alle istanze che abbiamo sollevato». N. I.

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