Prodi, una bella giornata di gaffe

«Accogliamo con soddisfazione le decisioni prese e speriamo che anche le altre vengano in futuro»: così il leader dell'Unione aveva commentato la decisione assunta dal Consiglio dei ministri sul mandato a termine del governatore di Bankitalia pochi minuti dopo la conferenza stampa del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Ai cronisti che gli chiedevano se questa volta il Governo ne avesse fatta una buona, Prodi rispondeva: «No, ne ha fatta mezza buona». Un commento che, a differenza di altri dell'opposizione, poteva non sembrare una carica a testa bassa. Ma il leader dell'Unione, verosimilmente per non restare spiazzato nella sua coalizione, ci ha ripensato e ha corretto il tiro: «Letti i dettagli del provvedimento, la metà buona si riduce praticamente a nulla». Evidentemente non pago, il Professore, poco dopo, ne ha subito tirata fuori un'altra forse ancora più clamorosa e che lo ha fatto anche litigare con Gianfranco Fini. Prodi infatti primo ha sostenuto che il governo non ha fatto nulla per difendere gli interessi economici del nostro paese e che non ha mai messo piede in Cina; mentre il ministro degli Esteri, sorpreso e risentito, ha replicato definendo «roba da matti» quelle affermazioni. Prodi, che parlava al seminario degli ulivisti della Margherita a Traversetolo, vicino Parma, ha attaccato dicendo che di fronte alla concorrenza cinese, «l'Italia può farcela, ma va preparata», mentre per ora c'è «un encefalogramma piatto del governo». Accusa alla quale, il capo dell'Unione ha subito aggiunto un'altra gaffe: «Nessuno del nostro governo è mai andato nè in Cina, nè in India». A queste «affermazioni singolari», come le ha definite Fini, il vice presidente del Consiglio e ministro degli Esteri ha replicato chiedendosi se sia il governo ad avere l'encefalogramma piatto, o non sia Prodi a «soffrire di amnesia». Fini ha quindi rivendicato «l'attenzione e la presenza, anche fisica, del governo italiano, con le visite del presidente del Consiglio, del ministro degli Esteri e quelle ripetute del vice ministro per le attività produttive Urso, con centinaia di imprenditori». L'accusa di scarsa memoria è stata rivolta anche dal coordinatore di Forza Italia, Sandro Bondi, che ha ricordato a Prodi «di aver fatto un viaggio in Cina e una conferenza stampa congiunta proprio con Berlusconi, condividendo la stessa linea del governo sui dazi». Ha reagito anche il vice ministro Adolfo Urso, che ha la delega al commercio con l'estero e che ha rivendicato al governo il merito di lavorare con serietà a recuperare con la Cina «il tempo perduto proprio da Prodi quando era presidente della commissione europea». Berlusconi non ha commentato direttamente ma ambienti a lui vicini raccontano che si sia divertito molto a leggere le frasi del Professore. E in conferenza stampa a Palazzo Chigi, il Cavaliere, indirettamente, s'è limitato a osservare come in questi anni l'opposizione l'abbia sempre attaccato senza mai fare proposte. Di fronte a queste affermazioni, Prodi non ha però ritenuto di fare marcia indietro ma anzi ha incalzato: «Il governo dica quante volte Silvio Berlusconi è andato in Cina». Nel frattempo, però, il leader dell'Unione ha dovuto incassare anche l'attacco dell'Udc. «Ci saremmo attesi da Prodi - ha dichiarato Maurizio Ronconi senatore centrista e presidente della commissione Agricoltura -, grande campione di democrazia e candidato della sinistra a governare il paese, un cenno di preoccupazione per i diritti civili negati in Cina, prima di manifestare tanta sollecitudine ad investimenti cinesi in Italia». Ma il Professore, stavolta non ha proferito parola.