E le banche brillano in Borsa
Da un lato, spiegano dalle sale operative, si specula sul futuro orientamento di via Nazionale, dando per conclusa l'epoca dei divieti posti in passato dal governatore Antonio Fazio alle grandi operazioni, col veto esplicito a ogni mossa ostile. Dall'altro, la Borsa punta su un riassetto di Palazzo Koch che sciolga il conflitto d'interesse che vede le banche vigilate da Bankitalia e al contempo sue azioniste: una vendita delle quote degli istituti in via Nazionale, al Tesoro o a qualche altro ente o istituzione, che se realizzata garantirebbe in alcuni casi plusvalenze miliardarie. È così che Unicredit si è portata nel corso della seduta ai nuovi massimi dell'anno con un rialzo alla fine dell'1,62% a 4,693 euro, mentre Intesa ha guadagnato l'1,36% a 3,958. Corsa dell'1,74% a 11,827 per SanPaolo Imi. In evidenza anche Mps (+1,32% a 3,212). Mentre Capitalia dopo massimi nel corso della seduta a 4,6275 ha poi rallentato nel finale terminando in rialzo dello 0,26% a 4,562. Secondo le prime valutazioni, allo stato del tutto teoriche, la quota del 26,8% di Intesa in via Nazionale considerando un patrimonio netto a fine 2004 di 14 miliardi potrebbe comportare una plusvalenza potenziale di poco meno di 3,3 miliardi. Il 17,4% di SanPaolo Imi garantirebbe plusvalenze per 2,2 miliardi, mentre con quote attorno all'11% a Capitalia e Unicredit andrebbero invece plusvalenze rispettivamente per 1,3 e 1,4 miliardi. Sono di 550 milioni le plusvalenze potenziali di Banca Carige, 277 milioni per Bnl, 344 milioni per Mps e 91 milioni per Carifirenze. L'idea di un'uscita delle banche da Bankitalia, del resto, non appare affatto una prima assoluta, con un documento in tal senso redatto tra l'altro anche dal dominus di Mediobanca Enrico Cuccia (ripubblicato dal Riformista) nel 1997.