Finanziaria, rispunta il condono fiscale
Dal Tesoro è arrivata subito una netta smentita ma il sasso è stato lanciato e difficilmente non se ne riparlerà. Fa anche discutere la proposta del ministro della Difesa Martino di introdurre la «flat tax» ovvero un'aliquota unica secondo il modello ideato dal Nobel Milton Friedman mentre resta sempre accesa la discussione sulla tassazione delle rendite finanziarie. Condono fiscale - A lanciare l'ipotesi è Guido Crosetto di Forza Italia, già relatore della scorsa Finanziaria. E parte da una valutazione di massima del gettito: tre miliardi sono una stima assolutamente reale, anzi prudente, afferma sottolineando che «non è da scartare un condono finalizzato agli investimenti e a dare una spinta alla ripresa». E spiega che così «si chiuderebbe con il sistema fiscale passato e si ripartirebbe con l'Ire». E questo, sostiene «non sarebbe in contraddizione con la lotta all'evasione. E per placare «l'ira del ministro Siniscalco» dice che la sanatoria andrebbe vista solo come «entrate straordinarie» da contrapporre a «uscite straordinarie» e deve costituire «una cosa a margine della discussione sulla Finanziaria». E questo secondo Crosetto, eviterebbe un contrasto con An e Udc. E il ministero dell'Economia che dice? I due viceministri hanno pareri opposti. Giuseppe Vegas taglia corto: «La stagione dei condoni è chiusa ora è tempo dell'equità fiscale e delle lotte all'evasione». Ma Mario Baldassarri è possibilista: «Non sono contrario a una tantum se finalizzate a finanziare spese una tantum come quelle per realizzare le infrastrutture». E offre anche una giustificazione: nel sistema fiscale c'è un anno di buco il 2003 perchè nel 2002 c'è stata la fine del vecchio sistema e nel 2004 l'arrivo del nuovo. Gli alleati della coalizione non si espongono più di tanto. L'Udc si dice «scettica ma la manovra va esaminata nel suo complesso» mentre da An, Adolfo Urso, «è perlesso e restio». Flat Tax — L'ipotesi di un'aliquota unica ha scatenato un serrato botta e risposta tra il consigliere economico di Berlusconi, Renato Brunetta e il ministro delle Politiche Agricole Gianni Alemanno. «Può essere un obiettivo di medio periodo - dice l'economista - e l'Europa si sta muovendo in questa direzione. E poi la Cdl ha ricevuto un mandato dagli elettori su un programma che prevedeva due sole aliquote» Ma per Alemanno «è un'idea liberista totalmente contraria a tutti i meccanismi fiscali esistenti nell'occidente liberalizzato. Significa porre sullo stesso piano chi ha redditi minimi con chi ha redditi enormi, cosa inaccettabile». Bocciatura dall'opposizione. Per Enrico Letta della Margherita e Pierluigi Bersani dei Ds, la flat tax in Italia è inapplicabile. Tassa sulle rendite finanziarie - La maggioranza è divisa. Se la destra sociale di An con il ministro delle Politiche agricole Gianni Alemanno chiede a gran voce di spostare il carico fiscale dalle imprese, alle rendite finanziarie colpendo soprattutto i profitti speculativi e sta mettendo a punto una proposta nero su bianco con il super esperto fiscale Maurizio Leo (aliquota al 23%), il resto del partito di via Della Scrofa frena. «Aumentare la tassazione potrà servire solo - dichiara Stefano Saglia, uno dei riferimenti per l'economia di An - se colpirà i fenomeni più deleteri del mordi e fuggi e in ogni caso non produrrà un gettito tale da coprire il taglio dell'Irap». Saglia teme «una fuga dei capitali dalla Borsa». E se tassare le rendite finanziarie è un'idea che piace all'Udc, non va giù per niente a Forza Italia e alla Lega. Il responsabile economico di Forza Italia, Luigi Casero, ribadisce il no del partito degli azzurri perchè «il rischio è che possa avere ricadute negative sulla nostra economia». Aumentare le tasse sulle rendite finanziarie per alleggerire quelle che pesano sulle spalle delle imprese dicono Enrico Letta della Margherita e Pierluigi Bersani dei Ds.