«Don Giuliano» conquista il popolo di Cl
Una folla acclama Ferrara per la prima volta al Meeting. «Sono venuto per affetto»
Troppo piccola per quello che, probabilmente, passerà alla storia come uno degli eventi di questa XXVI edizione della kermesse riminese. Dopotutto il popolo del Meeting aspettava con ansia l'arrivo del direttore del Foglio. Un'attesa che viene da lontano. Da quando cioè Ferrara decise di dar vita a quello che sembrava un tentativo e che nel tempo si è trasformato in un vero e proprio caso nel panorama dell'editoria italiana. Era il 1995. Da allora le strade di Ferrara e del popolo di Comunione di Liberazione hanno camminato parallele a volte incontrandosi, a volte divergendo. Si sono incontrate, in maniera evidente, in occasione del recente referendum sulla fecondazione assistita quando Giuliano Ferrara ha deciso di intraprendere assieme a Luigi Amicone, direttore del settimanale ciellino Tempi, il tour «Fratello embrione, sorella verità» in difesa delle ragioni dell'astensione. È stato probabilmente per questo che il direttore del Foglio, che difficilmente interrompe il proprio riposo estivo, ha deciso di fare la sua prima apparizione ufficiale al Meeting. E la folla lo ha ripagato mettendosi in fila ben due ore prima dell'incontro. Sala troppo piccola dicevamo. Chi è rimasto fuori dice che fossero almeno 2000 le persone che hanno seguito il dibattito attraverso il collegamento televisivo. Dentro, invece, altre 2000 persone e anche qualche insospettabile. Mimetizzato tra la folla anche il cantante degli ormai disciolti CCCP (oggi PGR), Giovanni Lindo Ferretti. Il nome, forse, dirà qualcosa solo ai musicologi più accaniti, ma anche Lindo Ferretti è uno che difficilmente lascia il suo buen retiro sull'Appennino tosco emiliano per partecipare a megaeventi. La sua presenza, estremamente discreta (è andato via alla fine dell'incontro senza neanche salutare Ferrara), si commenta da sola. Al suo ingresso nella sala Ferrara è stato accolto da una vera e propria ovazione. Clima da stadio, direbbero certi commentatori. Anche se i cori che si alzavano dalla platea un po' di stadio lo ricordavano. C'era chi ripeteva insistentemente «Ferrara, Ferrara», chi urlava a squarciagola «Bravo, bravo». L'ateo devoto, in completo bianco ha salutato il popolo del Meeting, ha stretto mani e si è seduto sul palco al fianco di Amicone, moderatore dell'incontro. Quando il direttore di «Tempi» gli ha chiesto il perché di questa sua prima volta a Rimini, Ferrara ha risposto: «Sono venuto per affetto. In questi mesi ci siamo visti e incontrati in tante piazze e teatri italiani». E la platea si è sciolta nel primo di una lunga serie di applausi. Ferrara ha così percorso la storia di questi mesi. Da quando cioè è iniziata la battaglia in difesa delle legge 40. «Non sapevamo bene come sarebbe andata a finire — ha detto — Ma la realtà si è presa la rivincita sulle convenzioni del linguaggio che volevano cancellarla. È qualcuno o qualcosa? Su questa domanda si è vinta la battaglia referendari». Applauso. Poi l'affondo sul tema della libertà. «Non ho mai trovato — ha detto — tanta passione per la libertà nel mondo comunista e liberale di quanta ne ho trovata negli ambienti che verrebbero definiti oscurantisti». Ferrara sembra essere in leggero imbarazzo, fa quasi difficoltà a pronunciare la parola Chiesa, ma poi supera l'ostacolo: «Negli ambienti oscurantisti fideisti cattolici». Applauso. Quindi parla di aborto definendolo con voce ferma e decisa «lo scandalo moderno». «Non si tratta — avverte — di intraprendere una battaglia sulla legge 194. Ma non si può trasformare l'aborto in una variante della normalità moderna». Applauso. Gli occhi di Ferrara sembrano scrutare uno per uno i volti della platea. Ringrazia il popolo di Cl perché gli offre, sempre, la «possibilità di stupirsi vicendevolmente». E il popolo di Cl ringrazia Ferrara per la sua testimonianza di vera laicità. Alla fine