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Tutti protagonisti del mordi e fuggi in borsa soprattutto fra aprile e luglio C'è anche chi è rientrato in fretta dalle vacanze per realizzare subito

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Al diavolo le questioni di principio, la necessità di fare «squadra» e opporsi agli invasori, come probabilmente avrebbe agognato il loro comandante, il presidente della Bnl, Luigi Abete. Invece di fare cartello pensando di fermare i vari Stefano Ricucci, Francesco Gaetano Caltagirone, Giuseppe Statuto, Danilo Coppola, Gianni Consorte & c, tutti i dirigenti della banca di via Veneto hanno pensato di approfittare dei fuochi di artificio della scalata. Diventando ricchi, in qualche caso anche milionari. Da anni alcuni di loro avevano ricevuto dalla banca opzioni a sottoscrivere azioni a un prezzo prefissato (le stock option). Le più vecchie a poco più di un euro, le più recenti a 2,35 euro per azione. A resistere alle lusinghe di una borsa dove il titolo Bnl era sempre più effervescente grazie agli scalatori non ha pensato proprio nessuno. Così i 23 più alti dirigenti della banca, i fedelissimi di Abete, hanno lasciato solo il loro presidente a combattere. E si sono venduti il tesoretto. Incassando oltre 18,8 milioni di euro e guadagnandone oltre 4,4 milioni. C'è chi l'ha fatto (con le vecchie opzioni) a inizio anno, verso fine gennaio, ma la maggiore parte di loro ne ha approfittato a primavera, fra aprile e giugno, quando lo scontro fra le due cordate contrapposte si era fatto più cruento, facendo lievitare il titolo. Poi le operazioni sono continuate a luglio fino allo scorso 10 agosto. Per una banca dove nessuno dei manager negli ultimi tre anni aveva dichiarato la compravendita di una sola azione, un risultato davvero sorprendente. Che non ha eguali in casi simili. Qualcuno dei consiglieri di amministrazione ha fatto la stessa operazione in Antonveneta, uno solo l'ha deciso in Rcs mediagroup sotto assedio di Ricucci: Paolo Andrea Colombo, presidente di Rcs Investimenti, che ha incassato poco più di 86 mila euro nello scorso mese di maggio. A cedere al profumo delle guerre di Opa e contro-Opa è stato fra i primi il manager più importante della Banca nazionale del Lavoro, il direttore generale Mario Girotti, che Abete volle alla guida dell'istituto di credito dopo la rottura del rapporto con Davide Croff. Girotti da solo ha incassato con più operazioni in sei mesi oltre 3 milioni di euro, realizzando una non trascurabile plusvalenza di 608 mila euro, più di un miliardo delle vecchie lire. Non è stato lui però il più abile dei dirigenti Bnl sul mercato. Perché in cima alla classifica del mordi e fuggi è senza dubbio Riccardo Lupi, direttore della divisione wholesale e investment banking di Bnl: è riuscito ad incassare, non perdendo un solo momento favorevole del mercato, oltre un milione e 334 mila euro, guadagnandone quasi la metà: 544 mila. Cifra simile (ma non eguale rendimento) quella del cosiddetto capital gain del vicedirettore generale, Amedeo Lanzara. Anche lui, come tutti gli altri 22, ha venduto la sua quota sul mercato. E pazienza se in quei giorni ad acquistare erano soprattutto mani nemiche: quelle degli scalatori che tanto facevano irritare il presidente Abete.

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