Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

«Non siamo la cinghia di trasmissione della Cdl»

default_image

  • a
  • a
  • a

Giorgio Vittadini è così. L'ex presidente della Compagnia delle Opere (l'organizzazione di piccole e medie imprese nata dall'esperienza di Comunione e Liberazione) oggi presidente della Fondazione per la Sussidiarietà ci aggredisce subito. «Sa qual è il primo problema che abbiamo? — dice — il concetto sbagliato di competitività». Cioè? «Da come viene descritta oggi la competitività è semplicemente il ritorno speculativo del profitto trimestrale». Invece? «Mentre competitività vuol dire la possibilità dello sviluppo dell'economia reale. Vuol dire, ad esempio, che se tu vuoi fare investimenti di lungo periodo devi decidere di reinvestire e non guadagnare nel trimestrale». Quindi, che bisogna fare? «Quindi occorre ripensare l'idea di competitività». In che modo? «Bisogna favorire un'idea di competitività che è legata alla sussidiarietà intesa come la possibilità che i capaci e i meritevoli possano esprimersi. Noi, invece, avendo distorto l'idea di competitività abbiamo un sistema economico che ha delle pecche». Quali ad esempio? «Abbiamo un sistema bancario che specula e finanzia imprese decotte. Nel sistema delle imprese non si aiuta chi è capace di investire ed andare all'estero, ma semplicemente chi ha una copertura politica. Ancora, non si favorisce l'investimento in capitale umano ma i meccanismi assistenziali. In sintesi, abbiamo un'idea di competitività che è vecchia e questo è un attentato alla libertà». Può spiegarsi meglio? «La nostra idea di libertà economica è un liberismo che diventa difesa delle lobby. Non c'è libertà perché il capace e il meritevole non può emergere. Questo è il primo tema». E il secondo? «Il secondo tema è la politica. Se vogliamo un sistema bipolare i due blocchi devono trovare un consenso su un programma condiviso». Il grande centro? «Non vuol dire niente parlare di centro, se questo centro è corporazione, lobby, difesa dell'interesse di qualche gruppo. È l'idea di un punto politico che non ha un valore in sé, ma è in funzione dell'aiuto che può dare alla crescita della società economica e delle società civile». Quindi il dibattito di questi giorni non la appassiona? «Anche il dibattito di questi giorni è un po' drogato non vorrei che fra 10 anni scoprissimo, come il caso Armstrong, che la competizione era drogata». Voi cosa proponete? «Secondo noi la questione fondamentale è l'educazione dell'io. Non c'è dubbio che questo è un punto fondamentale. Molti di noi si sono dedicati alla costruzione di opere che prendono spunto da questa priorità. Poi c'è la riflessione critica e sistematica su queste esperienze in atto. Da qui nasce la Fondazione per la Sussidiarietà». E Atlantide? «Atlantide è il nostro biglietto da visita. È una rivista fatta da una redazione che ha dentro persone di tutti gli schieramenti che vogliono costruire». Non avete paura di essere accusati di «inciuciare» un po' troppo? «Dal punto di vista elettorale noi non siamo mai stati ambigui. Quando c'è stata la prima elezione di Berlusconi noi siamo stati in campo con lui credendo al progetto della Cdl. Quello che non vogliamo è diventare la cinghia di trasmissione della Cdl, o della Dc prima. Non vogliamo perdere la libertà di pensiero. Per usare una formula usata tanti anni fa da Cesana e da Giussani prima: è la Chiesa che giudica la politica e non la politica che giudica la Chiesa».

Dai blog