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Siniscalco, ministro a perdere

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«È lui il vero ministro, faccio quello che dice lui». Allora Siniscalco era direttore generale del Tesoro ed era considerato una risorsa preziosa per il governo. Tant'è che di lì a breve venne chiamato da Berlusconi che gli affidò la poltrona di Tremonti. Da quel giorno, da quando il premier vide in lui una sorta di astro nascente, colui che avrebbe potuto sfornargli la ricetta magica per far ripartire l'economia e mettere i conti pubblici a posto, di acqua sotto i ponti non ne è passata tanta. Eppure da un po' di mesi la stella di Siniscalco si è offuscata. Al punto che è bastato che indicasse, in modo del tutto legittimo, il profilo della prossima Finanziaria, per essere seppellito da una valanga di critiche nel governo. Non solo. Il vicepremier Tremonti lo ha anche tirato per le orecchie ricordandogli che sulla tassazione delle rendite finanziarie, Forza Italia e lo stesso Berlusconi hanno già detto di no. Come dire: bada bene che sei fuori linea con il governo! A sparargli addosso non è solo Tremonti che non deve avergli mai perdonato «l'usurpazione» della poltrona di via XX Settembre. Un paio di settimane fa una bordata gli è arrivata anche dal consigliere economico del premier Renato Brunetta che a sorpresa, anticipandolo nei tempi, ha reso noto in un paio di interviste quelli che dovrebbero essere i contenuti della prossima Finanziaria. Un sconfessione del ruolo di Siniscalco bella e buona. La domanda che rimbalza nella maggioranza è: chi farà la Finanziaria? Siniscalco, Tremonti o Brunetta? Tremonti sarebbe tornato in auge come è emerso nell'ultimo consiglio dei ministri prima della pausa estiva, in cui Berlusconi gli ha affidato il compito di trovare la soluzione al caso-Fazio. Attorno a Siniscalco si sta creando il vuoto. Da lui hanno preso le distanze un po' tutti nel governo. Basta leggere i commenti alla sua bozza di Finanziaria. Il ministro Roberto Maroni ha detto no alla tassazione dei guadagni di Borsa mentre il collega delle Infrastrutture Pietro Lunardi dice che «è ancora tutto da discutere». Per il ministro Caldoro è «una manovra debole». Unico nel governo a sostenere Siniscalco è il ministro delle Politiche Agricole Gianni Alemanno favorevole alla tassazione dei capital gains. Ma in An Gasparri teme che alla fine si vadano a toccare i guadagni in Borsa dei piccoli risparmiatori. Il ministero dell'Economia assomiglia sempre più a un fortino assediato. Nella maggioranza non gli hanno mai perdonato di aver mantenuto i suoi legami con un certo mondo della sinistra. Siniscalco continua a essere nel comitato della Fondazione Italianieuropei di Massimo D'Alema e Giuliano Amato. Ma c'è soprattutto il sospetto che Siniscalco stia lavorando per trovarsi una sponda nel centrosinistra in caso di sconfitta della maggioranza. Alcune indiscrezioni parlano di contatti con la Margherita facilitati dall'amicizia con l'ambientalista Ermete Realacci. Peraltro Siniscalco è stato nel 2001 consulente di Rutelli quando questi era sindaco di Roma. Tutto questo è stato ingoiato a fatica dai colleghi di governo ma è stato ritirato fuori quando in occasione delle nomine Rai, Siniscalco si rivelò poco «allineato» con la maggioranza suscitando anche l'irritazione del collega delle Comunicazioni Landolfi. E ora che i centristi si agitano per ricreare un grande Centro e Monti si scopre politico di razza, qualcuno nell'Udc starebbe già pensando a contattarlo per capire se potrebbe rientrare nel nuovo partito. Sarebbe un uomo bipartisan, una garanzia per saldare i centristi di entrambi gli schieramenti.

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