La Guerra Santa di Pera fa discutere la Cdl
L'appello di Marcello Pera contro il relativismo, contro l'immigrazione incontrollata (con il rischio che «si diventi tutti meticci») e per la difesa della tradizione religiosa dell'Occidente ha finito per spaccare il mondo politico. Il suo discorso domenica al meeting di Comunione e Liberazione, come era prevedibile, ha dato nuova materia allo scontro tra fautori dell'identità occidentale e difensori del dialogo con l'islam. «Pera ha detto delle sacrosante verità: o fermiamo subito questa invasione solo apparentemente pacifica oppure assisteremo a una vera e propria occupazione, con il conseguente imbastardimento della nostra identità», ha commentato il ministro leghista Roberto Calderoli, in piena sintonia con il presidente del Senato. Pera può contare anche sull'appoggio del vicepremier Giulio Tremonti, che ha proclamato di avere idee «abbastanza simili» a quelle della seconda carica dello Stato. Ma nel centrodestra non ci sono molti altri a spellarsi le mani per la «lezione filosofica» di Rimini. Tra l'altro lo stesso portavoce di Cl ha ridimensionato la vicinanza con Pera, con cui ci sono «grandi punti di contatto ma non necessariamente una totale identità di vedute». Se il capogruppo di Forza Italia, Renato Schifani, ha limitato il suo giudizio alla posizione del presidente del Senato sul partito unico (anche lui, assicura, è un «grande sostenitore» del progetto), Luca Volontè, presidente dei deputati dell'Udc, ha manifestato esplicitamente le proprie riserve: «Anche sant'Agostino nella Milano di sant'Ambrogio era trattato come un meticcio...Ciò nonostante sia Ambrogio sia Agostino hanno contribuito a far nascere le radici culturali e razionali dell'Europa moderna». Perplesso anche il ministro di An Alemanno che ha detto di essere «più d'accordo con il Papa». E lo storico cattolico Piero Scoppola, intervistato da Radio Vaticana, ha sostenuto che il discorso di Pera «si muove in direzione assolutamente opposta rispetto a quello pronunciato da Benedeto XVI a Colonia». Dal centrosinistra la condanna delle parole del presidente del Senato è totale. Per Di Pietro, Pera è «un cattivo maestro» e «un fondamentalista». La diessina Livia Turco, autrice con Giorgio Napolitano delle legge sull'immigrazione varata dal governo di centrosinistra, lo accusa di «incitare allo scontro». Anche lei vede una contrapposizione con il Papa, il quale, invece, «ha rilanciato lo spirito del concilio vaticano II».