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«Partito unico? Prima creiamo la nostra identità»

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Marcello Pera attacca la cultura laicista: «C'è una richiesta di basi morali e di fede che va ascoltata»

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Il presidente del Senato Marcello Pera conclude così il suo intervento al Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione. Una vera e propria «lectio magistralis», così l'ha definita Giancarlo Cesana introducendo la seconda carica dello Stato. E Pera, da buon professore di filosofia della Scienza, non ha tradito le aspettative. O almeno ha tradito solo le aspettative di chi pensava che, nella sua lezione, Pera entrasse nel merito delle questioni attorno a cui ruota il dibattito politico nazionale: leadership, partito unico, neocentrismo e chi più ne ha più ne metta Purtroppo il professor Pera non riesce proprio ad appassionarsi ai dibattiti della politica di mezza estate. Anzi, forse se ne appassiona a tal punto da sapere che un partito senza identità è destinato a morire vittima di se stesso. Così, invece di tracciare la forma del nuovo partito unico del centrodestra, ne traccia i contenuti. La seconda carica dello Stato prende le mosse da tre domande. «La questione che mi è stato chiesto di affrontare — dice — è una. Ma poiché democrazia e libertà sono conquiste dell'Occidente e poiché l'Occidente oggi è percorso da una crisi interna e sotto l'attacco di nemici esterni che gli hanno dichiarato una "guerra santa", le domande sono in realtà tre. E cioè: come rendere solido e inscindibile, non solo praticamente ma anche concettualmente, il legame fra democrazia e libertà? Come trovare un fondamento alla democrazia e alla libertà, cioè alle nostre democrazie liberali? Come e perché difendere l'Occidente dai suoi nemici interni ed esterni?». Il resto dell'intervento è il tentativo di rispondere a queste tre domande. Così Pera parla della crisi morale dell'Occidente («Oggi la cultura diffusa in Occidente è un pericolo per l'Occidente stesso»), dell'alleanza «seria e salda» tra laici e cattolici necessaria per «riaffermare e salvare la nostra identità». Ma soprattutto parla di quei laicisti e di quel «cattolico adulto» (Prodi ndr) che «hanno provato a dare un violento colpo di forbice ai valori, ma sono ancora lì che si accarezzano la guancia per lo schiaffo ricevuto al referendum sulla fecondazione assistita». E la platea applaude. Poi si sofferma sul tema del terrorismo. Terrorismo da cui, spiega, «ci difendiamo con la dipolomazia, la politica, la cultura, i commerci, i negoziati, gli accordi. Ci difendiamo offrendo rispetto e chiedendo rispetto. E, alla fine, ci difendiamo con la forza delle armi». Infine una stoccatina a chi continua a parlare di contenitori, piuttosto che di contenuti: «Prima dobbiamo definire la nostra identità, fissare in quale luogo vogliamo vivere, con chi e come. Temo che chi antepone il dopo al prima non avverta la richiesta di identità, il bisogno di senso, la voglia di basi morali e di fede che milioni di uomini e donne stanno sollevando in Italia, in Europa, nel mondo».

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