Il grande centro di Monti fa sognare l'Udc
È l'ex commissario europeo ed economista Mario Monti che con una intervista, dopo aver bacchettato sia destra che sinistra, sostiene che quello che ci vorrebbe per l'Italia «forse è un Centro». Un Centro che affonda, secondo Monti, la sua giustificazione su motivazioni economiche più che politiche. «Le recenti vicende finanziarie italiane, spacciate per difesa dell'italianità, non solo hanno offeso l'Italia - sostiene Monti - ma hanno dimostrato quanto sia difficile nel nostro Paese progredire verso una moderna economia di mercato. Il progetto di una moderna economia di mercato non è stato un'idea-forza del centrodestra, ma non emerge neppure, - aggiunge Monti - in un del centrosinistra». Di qui la conclusione che «forse un Centro, se esistesse, avrebbe una più credibile affinità con un progetto del genere». Ad applaudire a questa tesi è però solo l'Udc mentre da entrambi gli schieramenti viene un no deciso. Le parole di Monti sono musica per le orecchie del leader dell'Udc Marco Follini che dopo aver lanciato l'ennesimo avvertimento a Berlusconi («semina sfiducia») rilancia la tesi dell'economista. «Il bipolarismo per funzionare ha bisogno di un Centro forte» dice e avverte: «le troppe denunce della strega centrista non serviranno a rinvigorire la fede bipolarista». Ma non tutti nell'Udc sono d'accordo. Così il ministro Carlo Giovanardi è dell'idea che «una terza forza tra i due poli è fuori dalla realtà». Poi richiama alla memoria il tentativo «vano» di Martinazzoli, poi quello nel 1998 di Mastella e poi ancora di D'Antoni. «Ma è fallito clamorosamente arrivando al massimo al 2-3%». E gli altri schieramenti? Netto il giudizio di Romano Prodi: «Abbiamo avuto decenni di esperienza di centro mobile e abbiamo cambiato proprio perchè non era in grado di prendere le grandi decisioni. Ora abbiamo il cattivo esempio che ci lascia un governo che non sa prendere decisioni, ma il bipolarismo è l'unica forma di governo capace di decidere purchè si abbia la volontà di decidere». Forza Italia e Margherita ribadiscono che di un Centro non ne sentono proprio la mancanza. Franco Monaco, prodiano della Margherita, è categorico e risponde con un no secco. Maurizio Fistarol della Margherita boccia la creazione di un «Centro mobile» e sostiene invece che occorre «rafforzare la credibilità di governo nel campo del centrosinistra con proposte forti e innovative». «Sul grande centro - osserva il capogruppo alla Camera della Margherita, Pierluigi Castagnetti - anche Monti ne ha fatto riferimento al condizionale, dicendo se il centro esistesse; ed è quindi il primo a rendersi conto che nel bipolarismo italiano non è possibile pensare ad un grande centro». Incalza il coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi. «Se l'obiettivo di Monti - dice - è quello di creare un centro politico nuovo, allora è una prospettiva destinata al fallimento. Il centro c'è già e si chiama Forza Italia». «No grazie» dice il ministro leghista Calderoli e attacca: il debito pubblico, che ha pesantemente condizionato la politica economica del nostro Paese, lo si deve proprio a questo grande Centro e ai suoi partiti satelliti della prima Repubblica che oggi, invece, qualcuno torna ad auspicare. Anche i Ds bocciano l'ex commissario europeo: «Conosco, apprezzo e stimo Mario Monti per la sua serietà e il suo lavoro, ma sono stupito: Ma oggi - commenta il coordinatore della segreteria Ds, Vannino Chiti - esprime giudizi cerchio-bottisti, la sua diagnosi è parziale e la cura che propone sbagliata». Bocciature senza mezzi termini vengono da An, Lega e, nell'Unione anche da Verdi e Pdci. Il ministro Gianni Alemanno bolla la questione come «nostalgie democristiane».