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Unioncamere: troppi allarmi sull'economia

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Nelle imprese c'è fiducia. Il caro-petrolio pesa, ma chi ha innovato sta crescendo

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Di sicuro, però, lo scenario dell'economia non è catastrofico. Anzi, nelle imprese ci sono segni di ripresa. E se è vero che sta per ripartire la locomotiva tedesca, non c'è dubbio che l'Italia ci si saprà agganciare». Con una voce fuori dal coro, il segretario generale dell'Unioncamere (l'unione nazionale delle camere di commercio), Giuseppe Tripoli, si tira fuori dalla raffica di previsioni sui rincari d'autunno. «Chi annuncia salassi da seicento, novecento o mille euro a famiglia avrà pure le sue fonti - dice - ma in realtà l'economia tiene, mentre non è vero che tutte le famiglie si stanno impoverendo. Piuttosto si sta crenado una forchetta sempre più ampia tra i nuclei monoreddito e più numerosi del Mezzogiorno e le famiglie del Nord». Dunque, che autunno sarà? «Non aspettiamoci grandi cambiamenti. Certo, i rincari del petrolio avranno un certo peso. Però non stravolgeranno uno scenario economico che sta vivendo una delicata fase di ristrutturazione. Le prospettive per le imprese che si sono riorganizzate e hanno saputo innovare sono buone, anche se queste operano in settori cosiddetti maturi. Ci sono poi altri aspetti, a partire dall'evoluzione degli equilibri internazionali. Novità come lo sganciamento del cambio cinese dal dollaro americano o il via libera ad alcune prime misure di protezione per le imprese europee hanno bisogno di tempo per tradursi in effetti concreti sulle imprese, e di riflesso sulle tasche degli italiani». Intanto, gli ultimi dati sull'inflazione dicono che il costo della vita è tornato a crescere. Chi paga? «Il Mezzogiorno. Gli ultimi dati di Movimprese confermano che c'è una divaricazione crescente tra l'Italia del Centro-Nord e il sistema produttivo del Centro-Sud. E questo perchè gran parte delle imprese che hanno iniziato da qualche tempo a riorganizzarsi sono concentrate nelle regioni settentrionali». Perchè gli imprenditori del Sud sono in ritardo? «Non è tutta colpa loro. Al Sud mancano alcune condizioni di base, a partire da una presenza diffusa delle imprese di medie dimensioni; quelle che hanno le migliori performance e riescono ad aggregare le altre imprese. E poi c'è una carenza cronica di infrastrutture, anche informatiche, e di mercato. Un esempio? Nel Nord Italia è in atto una profonda riorganizzazione del sistema fieristico, che gira attorno alla grande Fiera di Milano. Il Sud è tagliato completamente fuori da questo discorso. E poi c'è il sistema finanziario. C'è tutto un dibattito sulla necessità o meno di lanciare una banca del Mezzogiorno. Certo, fa pensare che tra i primi a lanciare una tale proposta ci sia stata la Camera di Commercio di Milano». E al Centro Italia che tempo farà? Il Centro, e il Lazio in particolare, è sempre più agganciato al Nord del Paese. Aver puntato sui servizi e su alcuni settori industriali, come le tecnologie informatiche e le biotecnologie, è stato saggio». Le camere di commercio sondano periodicamente lo stato di fiducia delle imprese. Qual'è la previsione per i prossimi mesi? «C'è un leggero calo di fiducia, ma dentro un quadro che è di crescita. Per la fine del 2005 ci attendiamo un aumento delle imprese e un consolidamento della forma societaria. Diminuiscono le imprese individuali, mentre aumentano le società di capitale, che oggi sono oltre un milione: una su cinque. Ma più in generale c'è una crescita dell'iniziativa imprenditoriale». Secondo i sindacati e le associazioni dei consumatori andiamo incontro a mesi terribili... «Parlare di catastrofismo è fuori luogo. Sono giuste le preoccupazioni, perchè il prezzo del petrolio sta aumentando a ritmi impressionanti e l'Italia è dipendenti dall'offerta. Allo stesso tempo credo che sia giusto indicare chiaramente se i prezzi in alcuni settori, come le assicurazioni, iniziano a crescere in modo eccessivo. Ma un certo tipo di allarmismo e sbagliato».

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