Intercettazioni, An resta cauta sul Ddl

Le posizioni interne alla Cdl sembrano infatti essere ancora distanti. Stavolta è stata An che ha invitato la maggioranza a procedere con i piedi di piombo. Il capogruppo alla Camera, Ignazio La Russa, è stato esplicito: «Quella delle intercettazioni è una materia sensibile ed è giusto che sia il Parlamento a decidere in modo autonomo. Quando il decreto arriverà alle Camere, dovrà essere discusso per migliorarne i contenuti. E noi ci faremo trovare pronti». La Russa ha ribadito infatti le perplessità del suo partito: «È giusta l'esigenza di frenare gli abusi, posta da Berlusconi. Ma ci vuole prudenza. Una soluzione che non tenesse conto della necessità di fare andare avanti le indagini, non sarebbe una buona soluzione. Insomma, dobbiamo cercare un punto di equilibrio tra limitazione degli abusi e esigenze degli inquirenti». Sui tempi, La Russa ha fatto capire di non essere favorevole a accelerazioni: «Se si volesse approvare il decreto già nella prima riunione del consiglio dei ministri, io suggerirei prudenza. Ma in ogni caso — ha ribadito — sui contenuti del provvedimento sarebbe il Parlamento a doversi pronunciare». «La strada del decreto legge — gli ha fatto eco Adolfo Urso — è l'unica davvero praticabile per fermare da subito l'abuso delle intercettazioni, ma deve assolutamente essere aperta al contributo delle opposizioni. Su questo tema, che riguarda i diritti fondamentali dei cittadini, non ci possono essere posizioni preclusive della maggioranza ma una sana e piena logica bipartisan». Ha gettato invece acqua sul fuoco Giuseppe Gargani di Forza Italia. Le perplessità emerse dentro An non preoccupano l'esponente azzurro: «Da Alleanza Nazionale — ha risposto Gargani — non mi risulta che ci sia una contrarietà. Il partito di Fini chiede di trovare un punto di equilibrio, ma è esattamente quello che stiamo facendo». E sulle due opzioni decreto o ddl, Gargani ha precisato: «Non si è mai parlato di decreto. Pensiamo a un ddl. Il vertice con Berlusconi è slittato alla settimana prossima, ma non c'è nessuna dietrologia da fare. Stiamo cercando di trovare la soluzione migliore, che salvaguardi le indagini ma metta anche fine alle distorsioni di cui abbiamo avuto un esempio nelle ultime settimane». Dalla sinistra si leva la voce di Massimo Brutti, responsabile della Giustizia dei Ds, secondo cui il confronto sulla riscrittura delle norme che regolano le intercettazioni si deve svolgere in Parlamento e sulla base delle proposte presentate da deputati o senatori. In questo campo, infatti, secondo Brutti, Camera e Senato non hanno bisogno del «soccorso» del presidente del Consiglio, ma sono perfettamente in grado di assolvere al proprio mandato legislativo. «Penso che la cosa migliore — ammette Brutti — sia quella di avviare il confronto parlamentare senza il ddl preannunciato dal governo. Rimaniamo contrari all'introduzione di norme che limitino il ricorso alle intercettazioni, per le indagini su reati a cui questo strumento viene attualmente applicato». Per cui, conclude l'esponente della Quercia, «riteniamo inaccettabile una legge che, in continuità con analoghi pessimi interventi legislativi di questi anni, si limitassero i poteri di indagine della magistratura per fatti di corruzione, e poi dichiarasse applicabili queste norme anche ai processi in corso».