Fmi e gufi ci augurano un autunno triste
Ma dopo settimane di allarmi continui sulla corsa dei prezzi del petrolio, aumenti della benzina, stangate da 300 a mille euro (a seconda dei numeri sfornati dall'associazione dei consumatori di turno), che autunno sarà per le famiglie italiane? A sentire il Fondo monetario l'economia segnerà un calo dello 0,3%. Ma gli ultimi dati dell'Istat dicono che le cose non stanno così. E poi ci sono i dati sull'inflazione. Il costo della vita è tornato a salire (siamo al 2,2%, in linea con il dato dell'Euro-zona). D'altra parte, gli indici di Borsa sono positivi e il più recente studio di Mediobaca ci informa che le grandi imprese non hanno mai fatto tanti utili come nell'ultimo anno. Dunque un quadro non semplice da decifrare. Mentre dai centri studi più seri si preferisce non commentare le previsioni-spot delle associazioni dei consumatori, che producono una stima dietro l'altra sull'impoverimento delle famiglie, tutte piuttosto improbabili, ricavandone però sempre una gran visibilità sui mezzi d'informazione. Fmi pessimista. Le ultime indiscrezioni sulla revisione della stime del Pil italiano sono da ieri sul sito on-line del Financial Times Deutschland. Il dato arriva sulla scia di un processo di revisione al ribasso dell'economia italiana iniziato nei mesi scorsi da un'iniziale stima dell'1,2%, più o meno condivisa da tutti gli organismi di previsione e fissata dallo stesso Fmi nell'ultimo rapporto presentato a Washington in primavera. Il ridimensionamento delle previsioni per l'Italia aveva portato lo stesso Governo a indicare nell'ultimo Dpef, poche settimane fa, una crescita zero nel 2005. La Banca d'Italia, nell'audizione sul Dpef, aveva indicato invece un pil per quest'anno in calo dello 0,1% e un aumento limitato all'1,3% nel 2006. Il Fmi, nella revisione anticipata ieri dalla stampa tedesca, si mantiene leggermente più ottimista per il prossimo anno con un progresso atteso dell'1,5%, lo stesso indicato dall'esecutivo sempre nell'ultimo documento di programmazione. Il taglio delle previsioni operato dal Fondo è comunque nettamente al di sotto delle stime superiori al 2% diffuse appena quattro mesi fa. Governo scettico. Secondo fonti del governo, tuttavia, è probabile che le ultime indiscrezioni attribuite all'Istituto di Washington non tengono conto dei recenti dati positivi sul pil nel secondo trimestre diffusi dall'Istat. Cifre che hanno dato un inatteso +0,7% di crescita nella seconda parte del semestre, segnando l'incremento maggiore dal primo trimestre 2001 e portando il dato tendenziale a +0,1%. In effetti l'effetto petrolio, che penalizza tutti i paesi europei e che contribuisce ad appesantire l'effetto Italia sull'economia dell'eurozona, potrebbe portare ad ulteriori revisioni delle stime prima dei lavori del Fondo, come riferisce la stessa edizione tedesca del Financial. Appuntamento fissato per l'ultima decade di settembre nella capitale degli Usa. Stati Uniti che mantengono sostanzialmente invariate le previsioni di crescita per il 2005 e per il 2006, poco sotto le stime precedenti mentre anche la Francia accusa un ribasso di tre decimali di punto nelle stime per quest'anno. Ma Parigi resta comunque abbondantemente sopra la media dell'Eurozona (1,3% dal precedente 1,6%) con un +1,7% quest'anno e un +2,2% il prossimo. La Germania, che pure metterebbe a segno un miglioramento complessivo per quanto riguarda la produzione economica, manterrebbe però per il quinto anno di fila un rapporto deficit-pil oltre la soglia del 3% prevista da Maastricht.