L'oro nero vola verso quota 70 dollari
Ieri, in chiusura, però, "l'oro nero" ha leggermente ripiegato, fermandosi a quota 66,80 (+1,5%). Anche se, l'ennesima rialzo, ha fatto schizzare anche negli Stati Uniti il prezzo della benzina a ben 2 dollari a gallone. Il prezzo del greggio ha continuato la sua corsa anche sul mercato europeo, con il Brent che ha segnato un nuovo picco, oltrepassando quota 66 dollari al barile. Già dalle prime ore della mattinata di ieri al mercato di New York, il petrolio era salito sopra la cifra record di 66 dollari a barile, con il contratto scadenza settembre scambiato a 66,11 dollari. Quello dell'Opec era stato pagato giovedì a 58,28 dollari per barile (159 litri), rispetto ai 57,30 del giorno precedente. «I prezzi del greggio questa settimana sono aumentati del 6,1% - ha scritto Bloomberg - la più elevata percentuale mai raggiunta nelle ultime otto settimane». «Il costo dell'oro nero - ha spiegato Richard Savage della Bank of America di Londra - potrebbe tranquillamente schizzare ai 70 dollari al barile nelle prossime settimane, e sfiorare quota 75 entro il mese di dicembre. Al momento, però, ipotizzare un tetto è impossibile, perché il prezzo sta crescendo a ritmi troppo "irrazionali"». A preoccupare il mercato, i timori che le raffinerie americane non riescano a tenere il passo della domanda, che coincide con il picco della richiesta di benzina, e che potrebbe attestarsi, secondo le previsioni dell'Aie (Agenzia internazionale per l'Energia), attorno al 2%, pari a 1,6 milioni di barili al giorno. In Italia, invece, a preoccupare governo, sindacati e associazioni dei consumatori è il timore di ulteriori crescite del costo della benzina. L'Associazione dei Contribuenti Italiani chiede la benzina verde "low cost" a 0,850 euro e si domanda come mai «l'Italia è in testa nella classifica dei prezzi al consumo della benzina in vantaggio sulla Danimarca e seguita da Inghilterra, Germania, Belgio, Francia, Austria con e Spagna». Per il segretario confederale della Cisl Raffaele Bonanni, «il governo farebbe bene a restituire subito ai cittadini quanto ha incassato dalla fine del 2003 per effetto dell'aumento del prezzo del petrolio: ben 3 miliardi di euro di accise», e chiede che «il governo blocchi gli aumenti automatici delle accise come si è fatto nell'autunno del '99 con il governo D'Alema in modo da sterilizzare i rialzi del greggio e calmierare i prezzi». Secondo Kyle Cooper, un analista interpellato dall'agenzia economico-finanziaria, «alla base della forte impennata continuano a pesare i problemi che incontrano gli impianti di raffinazione mal ridotti, obsoleti e in numero insufficiente rispetto alla domanda mondiale». E, a parziale conferma di questa analisi arriva la notizia di Bloomberg secondo cui ieri mattina un incendio in una raffineria in Texas ed il blocco di un impianto nell'Illinois ha tenuto gli operatori con il fiato sospeso per ore. Ma non sono solo le scorte statunitensi ad alimentare le preoccupazioni del mercato. Un notevole contributo arriva anche dal persistere di una situazione geopolitica incerta. L'Fbi, infatti, ha messo in guardia l'America sulla minaccia che autobotti per il rifornimento di carburante possano essere usate come proiettili da Al Qaida per attaccare le città americane.