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Fine della crisi La sinistra non sa che dire

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Smentire. Attaccarsi a tutto. Anche a una virgola. Magari al... pelo rinato del premier Berlusconi. Anzi al Pil. I commenti del giorno dopo alla ripresa dell'economia italiana (nel secondo trimestre del 2005 il Prodotto interno lordo è aumentato dello 0,7 per cento ed è tendenzialmente positivo su base annua, 0,1%) è un vorticoso balletto di sentimenti di gioia e di depressione. Il centrosinistra arma le prime pagine di tre giornali militanti, Il Manifesto, L'Unità e Liberazione per dire che ci stiamo tutti illudendo, che la nostra economia è ancora in trincea. Insomma, è il classico... Pil nell'uovo. L'ordine impartito è chiaro: non dare soddisfazione al «nemico». Se l'economia mostra segnali di ripresa, il piombo dei due quotidiani si sforza a trovare meriti in Cina e demeriti nella politica berlusconiana. Allineati e coperti sul fronte della critica a tutti i costi, i quotidiani diretti da Gabriele Polo, Antonio Padellaro e Piero Sansonetti si lanciano nella più classica azione di sabotaggio del ritrovato entusiasmo nazionale. In fondo il dato di crescita che cosa è se non un incoraggiante speranza per tutta l'Italia? Se l'indice dovesse essere confermato vorrà dire che in caso di vittoria il centrosinistra si troverà tra le mani una patata, diciamo così, tiepida, e non bollente come è stata quella dell'economia dal 2001 in poi per Berlusconi e compagni di governo. A Il Manifesto l'estrema sinistra ha dato ordine di fare fuoco di sbarramento. Il quotidiano di via Tomacelli ha dato incarico al tiratore scelto Galapagos (uno psudonimo dietro al quale si nasconde un economista) di aprire il varco nell'entusiasmo governativo. Scrive il rubrichista ieri in prima pagina, rivolgendosi al centrodestra: «Ci credono e cercano di farlo credere perché è l'unica speranza che gli rimane per evitare la disfatta elettorale», e non illudetevi se avete letto che «il dato comunicato dall'Istat è buono», perché Galapagos avverte che c'è un «limite» ed elenca i tendenziali e i congiunturali di altri paesi europei, di un'area politico e finanziaria dove sembra, però, che stiano messi maluccio. Per Galapagos «a vitalizzare la domanda sono state le esportazioni legate all'aumento del prezzo del petrolio che favorisce l'import dei paesi produttori di greggio». Quindi non è merito di Berlusconi che si salva, però, dall'accusa di demerito. Prima di passare le polveri a Rossana Rossanda, Il Manifesto ritrova la sua proverbiale ironia per regalarsi questo titolo: «Ricrescita» pil-ifera per Silvio, per accusare il governo di cavalcare lo 0,7%. Dicevamo di Rossanda. Liquidata in fretta la formalità di disilludere gli italiani sull'andamento del Pil, la giornalista ancora una volta dimostra la sua intelligenza, difficile da imbrigliare anche in un giornale come Il Manifesto, quando si rivolge a Prodi e Bertinotti e chiede: «Intendono invertire questa catastrofica rotta e in quale modo?». E poi avverte: «Se su questo (ovvero sulla riforma economica, ndr) i leader del centrosinistra continueranno a esprimersi in dichiarazioni vaghe, sarà difficile capire per la gente semplice come noi in che cosa si differenzierebbe per il nostro malandato paese un governo di centro-sinistra da uno di centro-destra». Il fronte della campagna militante di disillusione porta in via Benaglia, nella redazione de L'Unità che nel titolo di apertura scrive: «Benzina e prezzi alle stelle, lui esulta: cresce un po' il Pil». L'attacco questa volta è modesto perché all'argomento il giornale fondato da Gramsci non dedica commenti di prima ma tre pezzi a pagina tre. Un attacco debole che ha il sapore dell'onore reso al nemico. Non si arrende invece Liberazione, il gionale di Rifondazione comunista. Che, ammette la notizia. Ma si lancia in un attacco generico. Il titolo in prima pagina è: «Il pil sale». E la riga sotto avverte: «Ma noi restiamo poveri». E nell'articolo si aggiunge: «Vista l'assoluta latitanza del governo Berlusconi, nessuno avrebbe potuto prevedere che, dopo due trimestri consecutivi di andamento negativo, il p

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