Pil, mai così bene dall'11 settembre
Il +0,7% congiunturale e il +0,1% su base annua, stimati dall'Istat, sembrano infatti mettere fine a una spirale negativa che ha caratterizzato l'ultimo trimestre 2004 e il primo di quest'anno. E costituiscono il miglior risultato dai primi tre mesi del 2001, cioè prima ancora dell'11 settembre, vero e proprio giro di boa per l'economia mondiale. Nei primi tre mesi del 2001 infatti l'aumento del Pil si attestò ad un +0,9%, per poi oscillare, dal 2002 fino al quarto trimestre 2004, fra massimi di +0,4% e minimi da -0,2%. Fino a toccare il fondo con l'ultimo trimestre dello scorso anno e il primo di questo 2005: 6 mesi bui, dove la crescita ha segnato, rispettivamente, un -0,4 e un -0,5%. Intanto, in attesa della conferma definitiva il prossimo 9 settembre, i ricercatori di via Balbo stimano in un -0,1% il Pil acquisito per il 2005. Per il governo è come una boccata d'ossigeno dopo le bacchettate dell'agenzia Standard & Poor's. Esulta Berlusconi che si toglie qualche sassolino dalle scarpe: «Il dato sul prodotto interno lordo smentisce le Cassandre del tutto va male. La svolta c'è stata nonostante il quotidiano tentativo da parte di una sinistra catastrofista e distruttrice di creare un clima pessimista». A Villa Certosa in Sardegna, il premier non riesce a contenere il suo entusiasmo. «Allora avevo ragione io, erano mesi che lo andavo dicendo mentre tutti mi davano addosso», ha detto ai suoi più stretti collaboratori con un senso di rivalsa rispetto all'opposizione che «per motivi elettorali non vuol sentir parlare di ripresa e giunge anche a negare l'evidenza». Berlusconi ha rivendicato la fondatezza del suo approccio ottimistico: ho sempre sostenuto che gli italiani non si fanno influenzare dalle nere profezie della sinistra e si rimboccano le maniche; alla fine chi sa reagire, come gli italiani, vince. Un entusiasmo che non è stato scalfito nemmeno dal commento aspro di Pier Ferdinando Casini che ha accolto i dati con molto disincanto. «L'Italia resta comunque un Paese in difficoltà economica». Una cautela non condivisa dal ministro dell'Economia Domenico Siniscalco che sottolinea che i dati «vanno al di là delle aspettative» e che, nell'interesse di tutti, vanno «consolidati». Per questo, dice, il Governo intende «rafforzare» la propria linea di politica economica. Dietro le cifre Siniscalco vede inoltre che la domanda interna «tiene» e che «aumentano le esportazioni». E che «l'accentuata varianza della serie statistica del Pil pone in luce una mutata natura del ciclo, con alti e bassi più accentuati che in passato». I dati Istat superano abbondantemente anche le previsioni degli analisti. Nei giorni scorsi infatti gli esperti di banche e società finanziarie ipotizzavano sì un'inversione di tendenza, ma non di questa portata. Supponevano infatti la possibilità di «un modestissimo rimbalzo», nell'ordine di un +0,1-0,2%. Il risultato al di sopra delle attese si deve invece - spiegano i tecnici dell'Istat, precisando che il secondo trimestre 2005 ha avuto una giornata lavorativa in più rispetto al primo - alla «sintesi di un aumento del valore aggiunto dell'industria e dei servizi e di una sostanziale stazionarietà dell'agricoltura». E proprio sul traino industriale si sofferma il ministro delle Attività Produttive, Claudio Scajola. La crescita, afferma il titolare del dicastero di via Molise, «alimentata dal valore aggiunto dell'industria, conferma ancora una volta come il nostro rimanga un Paese ad alta vocazione industriale». E costituisce «un'indicazione che il Governo Berlusconi ha sempre avuto come priorità, che ha sempre sostenuto con forti e chiare linee di sviluppo e che rilancerà con il varo del piano triennale 2006-2008 di politica industriale». Nell'apertura di «una fase ciclica positiva» spera il ministro del Welfare, Roberto Maroni, secondo il quale «è necessario sostenere questo segnale di crescita già con la prossima manovra finanz