Caso Antonveneta, la Bpi prende tempo
Tre ore per individuare una via d'uscita che adesso - malgrado le opzioni vengano considerate tutte aperte - sembra viaggiare per Bpi su un doppio binario: cessione della propria quota nel capitale padovano ad Abn Amro, o compromesso con gli olandesi in modo da chiudere la questione nella maniera più indolore possibile. Nel quartier generale della Popolare Italiana, i componenti del cda lodigiano hanno «esaminato - conferma una nota di fine incontro - i possibili scenari che dopo i necessari approfondimenti tecnico-legali saranno presentati al vaglio delle autorità competenti». Scenari su cui, «per continuità strategica» nell'operazione Antonveneta, lavoreranno in qualità di advisor Dresdner e Lazard. All'interno della cittadella finanziaria della ex Lodi, che - è stato spiegato - risulta più che solida grazie ad un «patrimonio netto di oltre 4 miliardi di euro», i vertici hanno investito del ruolo di coordinatore delle Direzioni centrali, Paolo Landi, e nominato l'ad, Giorgio Olmo, rappresentante dell'istituto in sostituzione di Gianpiero Fiorani (interdetto dal Gip di Milano, Clementina Forleo). Poi hanno scambiato idee sulle strategie da seguire nelle prossime settimane, in attesa che il Tar del Lazio - probabilmente a settembre - si pronunci sulla sospensione di Opa e Opas promosse su Padova dalla ex Lodi. Guardando alle mosse per il futuro, da quanto emerge in ambienti finanziari la prima strada percorribile sarebbe quella della vendita ad Abn Amro della quota detenuta dalla Bpi e giudicata da alcuni come l'unica soluzione logica. In questa direzione una parola è stata spesa anche dal professore di diritto, Emanuele Rimini, custode giudiziario delle partecipazioni in Antonveneta della ex Lodi e dei cosiddetti "concertisti" congelate dalla Procura di Milano, la scorsa settimana, insieme alle relative plusvalenze. «Abn Amro - ha osservato il custode nominato dai pm milanesi - «potrebbe essere in colloqui con la Popolare Italiana per acquistare le sue azioni in Antonveneta», in modo da chiudere in via naturale la questione. La trattativa - ha aggiunto - potrebbe essere lunga e la banca lodigiana potrebbe avere bisogno, per procedere, del via libera di Bankitalia. D'altronde, nel corso della presentazione dei dati trimestrali - lo scorso 25 luglio - i vertici dell'istituto olandese si erano detti disponibili a lavorare per trovare una soluzione ribadendo, però, la volontà di non accontentarsi di una quota di minoranza di Antonveneta, e di non volere pagare i titoli patavini oltre i 26,5 euro ad azione stabiliti dalla loro Opa. Ad oggi, quanto meno in via ufficiale, nessuna offerta sarebbe giunta a Bpi dall'Olanda. Accanto alla soluzione drastica poi, ve ne potrebbe essere una più conciliante: una sorta di spartizione, incentrata su una fusione tra la padovana Interbanca e la Efibanca all'interno del portafoglio lodigiano. Più difficile, invece, l'ipotesi del disimpegno della Bpi nella partita attraverso il coinvolgimento di istituti esteri o di una banca italiana.