«Attaccano Ricucci? Non hanno i titoli»
Forse qualcuno dovrebbe ricordare a questi signori che in economia non esiste la distinzione tra chi produce e chi fa finanza. È come dire che la finanza è cattiva e che produrre bulloni è meglio che realizzare plusvalenze in Borsa. Come pure che è immorale che un imprenditore chieda a un altro imprenditore dove ha preso i soldi per fare certe operazioni finanziarie». Renato Brunetta, economista e consigliere economico di Berlusconi, ha davanti a sè i giornali con le interviste a Diego Della Valle e Luca Cordero di Montezemolo. E sbotta: «Ma sentiteli come urlano». Ci risiamo con lo snobismo dei salotti buoni contro i nuovi arrivati? «Il capitalismo italiano da sempre è fragile, basato sulla rendita più che sui profitti, sui favori che elargisce la mano pubblica. Nessuno di quelli che hanno la puzza sotto il naso, che pretendono di fare l'esame del sangue agli immobiliaristi, ha le carte in regola. Qualcuno dovrebbe ricordare loro che sarà l'economia, la finanza a dare le risposte a dire se sono stati bravi imprenditori, capitani coraggiosi o perdenti. Mi disgusta vedere ergersi a giudici persone, ambienti che non hanno le carte in regole dal punto di vista del profitto, della buona imprenditoria. Questo fa schifo». Si riferisce a qualcuno in particolare? «Se pensiamo alla storia della Fiat, a tutti quelli che partecipano al patto di sindacato Rcs, se pensiamo a come si è arrivati alla privatizzazione della Telecom, ne abbiamo viste delle belle». Montezemolo dice che «questa è gente (riferendosi agli immobiliaristi ndr) che non ha mai prodotto un bottone che ha fatto i soldi con altri soldi e per giunta presi in prestito». «È come dire che la finanza è cattiva. Dispiace vedere leader industriali fare questo tipo di ragionamenti che sono fuori della cultura economica. La dice lunga sul capitalismo italiano quello con la puzza sotto il naso. Ma avete mai sentito discorsi di questo genere da investitori americani? Ma questo è un vizio solo italiano. Ricucci non è il primo a essere stato colpito da questo snobismo». Insomma ci sono dei precedenti a Ricucci? «Lo stesso Berlusconi agli inizi veniva considerato un parvenue, e ve lo ricordate come veniva trattato Gardini? anche De Benedetti quando ha tentato le sue avventure era guardato male. Guardate chi sono quelli che sparano sentenze. Sono gli imprenditori dei settori protetti che sono sempre vissuti sotto l'ombrello dello Stato. Sarebbe ora di finirla. Se poi quelli stessi imprenditori sono proprietari di giornali si capiscono molte cose». Tutti sono preoccupati della scalata al «Corriere della Sera». Ma questo vuol dire veramente che è in pericolo la libertà di stampa? «Scalare Rcs non è un reato, non è un atto di lesa maestà. Scalare Rcs non vuol dire scalare la libertà di stampa. Piuttosto sono ben altre le domande che ci si dovrebbe fare». Vuol dire che c'è qualcosa dietro? «Nessuno si chiede la ragione del patto di sindacato in Rcs, della partecipazione di soggetti che nulla hanno a che fare con l'editoria pura, nessuno dice che questo patto di sindacato è un patto di potere mediatico che controlla l'opiniuone pubblica a fini economici. Per carità, legittimo, ma basta saperlo. Mi chiedo: perché Fiat partecipa al patto di sindacato? Perché Fiat che ha problemi con le banche non si sbarazza della sua partecipazione in Rcs, fa plusvalenze e con la liquidità che ne ricava fa meglio il suo mestiere? Forse gli azionisti dovrebbero chiedersi come mai la Fiat rinuncia a vendere la sua partecipazione in Rcs e quindi rifiuta questa boccata di ossigeno che consentirebbe di fare meglio il suo mestiere di produttore. Evidentemente c'è una ragione che va al di là dei bulloni». Ma non è un reato investire. «Esatto, ma allora non facciano la predica agli altri. Della Valle è un grande produttore di scarpe però varrebbe la pena di "non ultra crepidam", non andare oltre le scarpe. Lasci perdere le analisi economiche». C'è un altro