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Con l'avvicinarsi della data delle elezioni la prossima Finanziaria non potrà essere rigorosa. Preoccupa l'alto deficit in una condizione di bassa crescita

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Standard & Poor's rivede l'outlook alla Repubblica Italiana, abbassando da stabile a negativo l'ago che misura il trend economico del Paese nei prossimi 18 mesi. E sottolinea che la decisione non è legata alle vicende bancarie che coinvolgono Bankitalia, ma alle prospettive di bilancio e della politica del medio termine. Il rating, cioè il voto di affidabilità sulle obbligazioni emesse dallo Stato, rimane per ora fermo al un livello comunque lontano dalla tripla A, il «voto» più alto. Ma certo la decisione di rivedere l'outlook - che non è condivisa dalla concorrente Moody's secondo la quale non ci sono tensioni - potrebbe portare prima o poi a un declassamento per l'Italia, così come è accaduto nel luglio del 2004. Il ministro dell'Economia Domenico Siniscalco evidenzia che la decisione riflette «la lenta crescita e le difficili scelte che dovranno essere prese attuando senza indugio la politica economica concordata con l'Ue, il cui obiettivo è la crescita». Il giudizio - spiega poi Siniscalco - non è legato ai conti 2005, ma è dovuto «all'incertezza oggettiva sull'evoluzione della situazione politica ed economica nel medio periodo legata alle elezioni del 2006». Oltre alle valutazioni di bilancio è difatti proprio il clima politico che sembra incidere sulla decisione di Standard & Poors. L'agenzia dice certo che l'obiettivo di un deficit al 4,3% per il 2005 appare «realistico» ma anche che, proprio per l'avvicinarsi della data delle elezioni, «non ci si attende molto dalla prossima finanziaria». I rischi del bilancio pubblico in un contesto di bassa crescita rimangono alti, tanto che il deficit del 2006 «appare vicino a raggiungere il 5%». A preoccupare è anche il debito, per il quale - secondo S&P - «le privatizzazioni non sono la soluzione». Il segnale di allarme lanciato dall'agenzia londinese è dovuto anche all'«outlook politico»: la litigiosità interna ai due poli non fa ben sperare sulle decisioni che dovrebbero essere prese dopo la prossima tornata elettorale. «Tanto il Centro-Destra quanto il Centro-Sinistra - dice S&P - soffrono per divisioni interne profonde» ed «è difficile che chiunque vinca le prossime elezioni possa varare un pacchetto in grado di consentire al Paese di rimettersi su una strada di consolidamento finanziario che sia al tempo stesso strutturale e sostenibile». Dice l'economista Giacomo Vaciago: Quello che non piace all'agenzia di rating internazionale «è la Governance dell'Italia», «la litigiosità all'interno dei due poli». E Renato Brunetta aggiunge: La critica di S&P è rivolta tanto al governo quanto all'opposizione». Visco dice che sono «infondate le critiche all'opposizione. Preoccuparsi è giusto ma non è corretto cercare di dare responsabilità a destra e a manca».

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