PETRUCCIOLI
Sono pronto a farmene carico in prima persona. Sarebbe un bene se la richiesta arrivasse direttamente dall'azienda, una dimostrazione di chiarezza». Claudio Petruccioli spiega, in una intervista al Giornale, la situazione dei vertici Rai dopo il complesso voto che ha dato alla Tv di Stato il nuovo direttore generale. Il presidente spiega che, prima dello stop del colleggio dei sindaci, aveva fatto «la dichiarazione di voto a favore di Meocci specificando che è una manifestazione di collaborazione e non una presa di posizione sull'incompatibilità». Petruccioli dice che l'incompatibilità di Meocci «sfugge alla norma perché è un dipendente Rai. Capisce - aggiunge il presidente - che tutto questo, unito alla relazione dei sindaci che non ha sciolto il nodo, mi ha portato a scegliere per l'astensione». «Scusi - continua Petruccioli -, ma cosa succede se fra un mese o due un'autorità terza decide che Meocci è incompatibile e io, in qualità di presidente della Rai, ho votato a favore? Altro che pressioni politiche, sono sinceramente dispiaciuto, ma votare a favore sarebbe stata una forzatura sui miei convincimenti». Ma la Margherita continua la sua polemica: «Un piano perfetto. Silvio Berlusconi aveva un doppio obiettivo: intanto sistemare in Rai un direttore generale di totale obbedienza in vista delle elezioni politiche. Ma aveva anche bisogno di un direttore debole, a rischio d'incompatibilità. La scelta di Meocci rassicura il Polo e nello stesso tempo sul piano industriale non impensierisce Mediaset», afferma il rutelliano Paolo Gentiloni, in corsa per sostituire Claudio Petruccioli, appena nominato presidente della Rai, alla presidenza della Vigilanza Rai. Secondo Gentiloni il neodirettore generale della Rai Alfredo Meocci è troppo vicino a Mediaset. «Quando a febbraio l'Autorità si preparava a sanzionare Mediaset e Rai per la loro posizione dominante nel mercato della pubblicità - sostiene -, una sola luce restava accesa a tarda sera. Era quella dell'ufficio di Meocci che studiava le carte all'una di notte per provare a salvare il gruppo Berlusconi».