«Non so nulla, sono a Porto Ercole»
Sandra Bonsanti, il presidente dell'associazione Libertà e Giustizia, che annovera tra i fondatori Carlo De Benedetti, l'uomo che ha gettato la sinistra nello sconforto per essere entrato in affari con l'«odiato» Berlusconi, prova a svincolarsi. «Ho già scritto tutto sul sito». Ma nel forum del sito della sua associazione si è scatenato l'inferno. LeG era nata per rispolverare la questione morale sull'onda dell'agitazione dei girotondini. L'obiettivo non dichiarato era mandare a casa Silvio Berlusconi ed era stata promossa proprio da Carlo De Benedetti. Ora, la svolta. Che ha gettato nello sconforto tutto il mondo che si batte contro il Cavaliere. Bonsanti, bisogna pure tenere assieme questi pezzi dell'esercito militante della sinistra… Davvero non ha nulla da aggiungere? «L'importante è ribadire la linea dell'associazione. I soci lo sanno, ci credono e incoraggiano. Seguiamo tutti la stessa linea». Ma non è una situazione imbarazzante? «Siamo sicuri del lavoro che stiamo facendo e della fiducia dei nostri soci». Del resto è ciò che Sandra Bonsanti affida alle colonne telematiche del "giornale" della sua associazione lo scorso 31 luglio. Quando dice che in pratica gli affari di De Benedetti sono soltanto questioni personali. E quando aggiunge che «LeG è nata e resterà ancorata ad alcuni principi fondamentali dello Stato democratico di diritto. Principi che in questi anni sono stati stravolti dalla politica della maggioranza guidata da Silvio Berlusconi col suo conflitto di interessi», sottolineando che «per questo LeG si è battuta contro l'azione legislativa ed economica e contro la propaganda politica e morale di Berlusconi». Salvo poi lanciare un monito: «Da questa linea intransigente e troppo spesso solitaria non abbiamo la minima intenzione di discostarci, fin quando l'anomalia italiana impersonata da Berlusconi e dalla sua Casa della Libertà non sarà diventata uno spiacevole ricordo del passato». Come dire, Caro De Benedetti, l'associazione non si tocca, manterremo la schiena dritta. E detta da lei, eletta nel '94 alla Camera dei Deputati come indipendente nel gruppo dei Progressisti, per poi rinunciare a un seggio in Parlamento, c'è da stare tranquilli che il senso del concetto è questo. Sandra Bonsanti sa come vanno le cose, che se dici mezza cosa alla stampa ne esce fuori un casino e si guarda bene dal farlo. Giornalista di razza, come emerge dalla biografia rilanciata dal sito, con debutto nel 1969 al Mondo con Arrigo Benedetti, per poi sfilare per le pagine di Epoca, Panorama, Giorno e La Stampa. Nel 1981 a Repubblica assunta da Eugenio Scalfari. Il quotidiano da poco meno di un anno trasferitosi da piazza Indipendenza a largo Fochetti a Roma, giornale del gruppo Espresso. Alias De Benedetti. Bonsanti, nel suo ex giornale oggi (ieri per chi legge) non si parla d'altro che di De Benedetti e Berlusconi, i corridoi sono più affollati del solito. Si chiacchiera, ci si interroga, si mormora. Ezio Mauro è sceso in prima linea dicendo a chiare lettere nel suo editoriale che anche loro non si piegheranno. Come voi, del resto. «Ezio ha scritto un bellissimo articolo, uno dei più belli della storia del giornalismo». Ma come reagiranno i suoi colleghi. Basteranno le parole del direttore a rassicurarli, in fondo il rischio è di trovarsi praticamente il «nemico» in casa e, diciamoci la verità, non è una bella sensazione. «In questo momento sono sola a Porto Ercole e cammino lungo il molo, non so come sta reagendo la redazione. Che cosa vuoi che ti dica». Davvero non ha idea di che cosa accada nelle redazioni di Repubblica? «Staranno commentando il pezzo di Ezio Mauro nel modo giusto». Un'ultima domanda? «No, basta. Quello che avevo da dire è tutto lì, sul sito dell'associazione». Già, è tutto scritto su www.libertaegiustizia.it, dove il popolo della sinistra cerca di darsi coraggio tra «post» e commenti. E si spacca. Perché questa volta, c'è da scommetterci, più d'uno non si tapperà il naso.