Pier ne approfitta per far pace con Giulio

La contestazione della piazza di Bologna alle parole del vicepresidente del Consiglio diventa infatti l'occasione per tastare la sintonia fra quelli che, secondo Tabacci (Udc), sono gli uomini giusti per traghettare la Casa delle Libertà verso la vittoria alle politiche 2006. Era stato proprio il presidente della commissione Attività produttive della Camera che, in un'intervista rilascita a Libero sul tema della leadership del centrodestra, aveva risposto: «Il candidato ideale per vincere le elezioni 2006 è Casini, magari in ticket con Tremonti». Così ieri quando il presidente della Camera è intervenuto esprimendo «la più sentita solidarietà al vicepresidente del Consiglio, Giulio Tremonti», la cosa ha subito assunto una connotazione politica. In realtà non ce ne sarebbe stato bisogno. Dopotutto è normale che una carica istituzionale esprima la propria solidarietà in momenti come questi, ma mai, prima d'ora, Casini era intervenuto nonostante, negli ultimi 6 anni, tutti i rappresentanti del Governo siano stati contestati in occasione della commemorazione della strage. Era accaduto a Giuliano Amato nel 2000, a Rocco Buttiglione nel 2002, a Giuseppe Pisanu nel 2003 e a Pietro Lunardi lo scorso anno. Senza contare che, nel 2001, la contestazione aveva preso di mira lo stesso Casini. Così quello di ieri rappresenta, nel suo piccolo, un precedente. In verità il presidente Casini non ha mai amato Tremonti anche se già qualche volta, in passato, aveva avuto parole di approvazione per l'ex inquilino di via XX Settembre. Nell'ottobre del 2003 ad esempio, intervistato dalla Stampa, il presidente della Camera in merito allo scontro tra il ministero del Tesoro e Bankitalia dichiarò: «Ha senso la preoccupazione del ministro Tremonti di garantire i risparmiatori davanti a quelle che appaiono manovre un po' troppo disinvolte». Poi arrivò la discussione sul patto di stabilità (dicembre 2003) e Casini, intervenendo al congresso della Cdu tedesca, non rinunciò a difendere ancora il ministro. «Naturalmente - disse - non mi sento di dare la croce addosso al ministro dell'Economia Tremonti per la decisione presa all'Ecofin». Quindi la sintonia tra i due riscoppiò in occasione dell'indagine parlamentare sul caso Parmalat. E una nota dell'ufficio stampa della Camera definì «lungo e cordiale» l'incontro tra i due. Anno nuovo musica vecchia. Il 2004 si aprì con un'intervista di Repubblica al presidente della Camera (marzo 2004) in cui Casini tesseva le lodi della politica economica di Tremonti. «Bisogna che prevalgano i responsabili - diceva -, coloro che pensano all'interesse nazionale. (...) Dunque sono naturalmente d'accordo con tutti quelli che credono nella forza della responsabilità. Giudico molto importanti le proposte di Tremonti, mi auguro non cadano nel vuoto». Poi più niente. Tremonti è uscito e rientrato nel Governo (nonostante l'opposizione dell'Udc di Casini) e ha scalato posizioni all'interno di Forza Italia. Casini, invece, ha sfruttato l'onda lunga del referendum e ha cominciato a coltivare ambizioni da premier. Oggi le loro strade si reincontrano. In molti quindi, hanno letto la difesa di ieri come un tentativo di fare breccia nel cuore di quello che è considerato un «fedelissimo» del Cavaliere. Inoltre, Tremonti può contare su quel rapporto privilegiato con la Lega che permetterebbe a Casini di rafforzare la sua candidatura nelle regioni del nord-Italia dove lo strapotere dell'asse Berlusconi-Bossi lo rende più debole. E poi si sa, quando si parla di ticket di Governo, anche la più solida amicizia rischia di cadere. E forse non è un caso che il vicepresidente del Consiglio abbia accuratamente evitato di intervenire nel dibattito attorno alla leadership del centrodestra. E pensare che poco più di un anno fa, alla domanda di Bruno Vespa che ipotizzava un governo, «per non morire berlusconiani», con Fini, Casini e Tremonti, il numero uno di Montecitorio aveva risposto: «Berlusconi è stato legittimato dagli elettori e loro dovrà rispondere». Quante cose possono cambiare in