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Lega e Margherita contro le mire Udc

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E anche ieri, mentre Berlusconi taceva, i «suoi» sono scesi in campo per difenderlo. Forza Italia compatta ha ribadito che il Cavaliere è il leader naturale della Cdl e ha puntato il dito contro gli alleati dell'Udc. «Il segno di discontinuità venga da Follini, che da due anni tenta di logorare il premier» ha detto l'europarlamentare azzurro Mario Mantovani. «Le parole di Casini creano confusione e smarrimento. Piantiamola con il tormentone della leadership» è stata l'accusa del senatore Carlo Vizzini. «Berlusconi resta la principale risorsa contro la sinistra» ha ribadito Giuseppe Gargani. Mentre per Denis Verdini «l'offensiva dell'Udc mette a rischio la coalizione». Ma nonostante il clamore, l'Udc non arretra. Da via Due Macelli si ricordano piuttosto le parole pronunciate da Marco Follini lo scorso 27 aprile: «Leadership del 2006 e assetto dei partiti non sono già decisi». Mentre il ministro Mario Baccini ha prospettato la sua soluzione: «Berlusconi leader della Cdl e Casini premier». Ma ieri è stato anche il giorno della discesa in campo della Lega. «Con Berlusconi - ha affermato Roberto Maroni - abbiamo la garanzia che la riforma federalista dello Stato vada avanti, con altri no. Quindi, il candidato della Lega è Berlusconi». Critiche ai centristi sono arrivate anche da Alleanza nazionale. «Abbiamo il nemico in casa nostra» ha chiosato Teodoro Buontempo. E per Maurizio Gasparri «il tormentone sulla leadership è dannoso e inutile». Per Gianni De Michelis, del Nuovo Psi, invece, «il problema non è la leadership, ma la coalizione, che non ha più collante». Parole di comprensione per Berlusconi sono arrivate, infine, persino dall'opposizione. Franco Monaco ha detto di capire «l'amarezza e il disappunto» del Cavaliere per «l'ingratitudine» dell'Udc, che ora «vuole sbarazzarsi di lui, dopo essere stata per cinque anni complice del suo fallimento».

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