L'inchiesta rischia di travolgere anche Rcs e Bnl
Nel mirino dei giudici entrerebbero così la Bnl, Rcs e Unipol. A quel punto la scossa sismica potrebbe trasformarsi in un vero e proprio terremoto che metterebbe a rischio gli equilibri finanziari e la stessa credibilità del sistema economico italiano già messo a dura prova dagli scandali Cirio e Parmalat. Questo spiega i timori del presidente del Consiglio Berlusconi ma anche dell'opposizione. Nessuno vuole che si riapra un'altra stagione di veleni, un'altra Tangentopoli. È da mesi che si combatte un duello durissimo per il controllo di Antonveneta fra gli olandesi di Abn Amro e la Banca popolare italiana, ex Popolare di Lodi. Vediamo qui di ripercorrerne le tappe. La vicenda ha inizio il 17 gennaio scorso quando la Bpl annuncia di avere superato il 2% di Antonveneta. Il 9 marzo Bpl comunica di aver quasi raggiunto il 5% e di star pensando all'aggregazione con Antonveneta. Emerge subito che la vicenda non avrà un esito immediato. Il 30 marzo Abn Amro lancia un'offerta pubblica di acquisto su Antonveneta offrendo 25 euro in contanti per azione. Al 6 aprile la Popolare Lodi ha il 10,82% di Antonveneta. A questo punto entra in scena la Banca d'Italia che dà l'autorizzazione a salire al 14,99%. La scalata non finisce qui. Il 12 aprile Bankitalia autorizza Bpl a salire fino al 30% e il 15 aprile il consiglio d'amministrazione di Antonveneta approva l'offerta di Abn. Il 18 aprile Bpl sale al 23,3% della banca padovana e il 19 aprile Abn annuncia l'autorizzazione di Bankitalia a salire al 20% di Antonveneta, ma non ha ancora ricevuto il via libera per il lancio dell'opa. Bpl acquista le quote Deltaerre superando il 26% del capitale di Antonveneta. Il 20 aprile Abn raggiunge il 18%, Bpl è al 26,4%.- Due giorni dopo la Consob inizia a controllare gli acquisti di azioni Antonveneta, per verificare l'esistenza di un concerto. Il 27 aprile Abn viene autorizzata da Bankitalia a salire fino al 30% di Antonveneta, fuori tempo per poter utilizzare i nuovi titoli per l'assemblea, e presenta ricorso d'urgenza al Tar del Lazio contro le autorizzazioni concesse a Bpl. Il 28 aprile il Tar del Lazio respinge il ricorso di Abn e il giorno succesivo la Popolare di Lodi lancia un'ops su Antonveneta, offrendo titoli che valuta 26 euro. Il 30 aprile l'assemblea di Antonveneta elegge il nuovo cda della banca, composto interamente da candidati presentati dalla Lodi. Abn minaccia di impugnare l'assemblea. È il 2 maggio quando la Procura di Milano apre un fascicolo contro ignoti per aggiotaggio sulla scalata di Bpl ad Antonveneta. Il 6 maggio arriva il via libera di Bankitalia all'opa di Abn. La Consob accerta azioni di concerto e un patto nascosto tra Popolare di Lodi e altri azionisti nella scalata e impone un'opa totalitaria. Il 17 maggio Bpl presenta la sua offerta su Antonveneta, che prevede anche un accordo parasociale con gli altri alleati (stipulato il giorno prima). La Procura di Milano iscrive nel registro degli indagati Fiorani, Emilio Gnutti e altri. Il 18 maggio parte l'opa di Abn. Il 3 giugno Lodi ricorre al Tar contro la delibera Consob che ha accertato il concerto. L'8 giugno: il tribunale di Padova conferma la sospensione del cda Antonveneta, in seguito all'istanza di Abn. La Procura di Roma indaga Fiorani per falso in bilancio, falso in prospetto, abuso d'ufficio e ostacolo all'autorità di vigilanza.