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«Pier, non bruciarti proprio adesso»

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Parla il senatore azzurro Carlo Vizzini: «Lui è il futuro, deve pensare al dopo elezioni»

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Un'ottima occasione per rinviare a dopo le vacanze le discussioni attorno alla leadership del centrodestra. Invece, neanche il tempo di dare il via all'iniziativa, che la Cdl è tornata a discutere di come e quando Berlusconi farà il tanto sospirato passo indietro. Carlo Vizzini, senatore, vicepresidente del comitato di presidenza di Forza Italia e membro della Costituente, non pensa però che si tratti di un problema di leader. Senatore siamo tornati al punto di partenza? «Non credo. Secondo me Casini pensa ad una ridefinizione di linea politica più ampia, ad un rilancio della coalizione e dei programmi. Il Presidente della Camera rappresenta, per caratteristiche personali ed età, un pezzo importante del futuro politico e non deve consumare il suo tragitto nei pochi mesi che ci separano dalle elezioni. La ricandidatura di Berlusconi è fuori discussione, se no si delegittimerebbe il suo operato». Qualcuno, però, chiede le primarie? «Non c'è bisogno di primarie per designarlo. Milioni di preferenze degli elettori lo hanno confermato in ripetute tornate elettorali». Quindi il percorso della Costituente non è compromesso? «Al contrario, è estremamente positivo che in questi giorni si sia insediata la Costituente che, solo pochi mesi fa, sembrava impossibile. Personalmente auspico si giunga presto alla unificazione dei gruppi di FI, An, Udc in Parlamento, magari con una turnazione di portavoce, per non svilire o mortificare i capogruppo. La creazione di un grande movimento politico unitario del centrodestra è un obiettivo ardito che non può avere scadenze e a cui dovremo lavorare intensamente tutti assieme». Ma non crede ci sia il rischio di dar vita ad una nuova Dc? «In Italia la democrazia è cresciuta e si è consolidata con una peculiarità che non ha mai riguardato nessun altro Paese europeo. Nel nostro Paese la collaborazione tra popolari, liberali e riformisti è stato il vero modello di crescita e di governo. Oggi la costruzione di questo nuovo soggetto politico non può che essere il frutto di questa antica collaborazione altrimenti, e su questo ha ragione, saremmo solo di fronte ad una riedizione di un partito democratico cristiano che mai potrebbe essere il contenitore di tutti i moderati». Il termine "moderati" non le sembra un po' riduttivo? «Moderato vuol dire gradualista, riformista, non conservatore, come risulta invece lo schieramento del centro-sinistra, più che altro un cartello elettorale che fonda le proprie speranze di affermazione politica sul consenso dei rifondatori del comunismo e dei giustizialisti». La casa comune, secondo l'opinione di molti, rappresenterà lo schieramento che ha vinto la recente battaglia referendaria sulla procreazione assistita? «Assolutamente no! Non sarà un partito confessionale, come non lo è mai stato Forza Italia» Condivide l'apertura di Berlusconi ad un sistema elettorale proporzionale? «Non sono pregiudizialmente contrario al proporzionale, oggi se ne può riparlare, ma con molta chiarezza e con tutti i correttivi necessari. Ho vissuto in un periodo di proporzionale, in cui funzionava la teoria dei "due forni" con un centro che, volta per volta, negoziava a destra o a sinistra».

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