L'Unione lascia Prodi senza tv
Il suo arsenale televisivo-mediatico, al nastro di partenza della campagna elettorale per le elezioni 2006, è pari a zero. Con i mezzi che possiede, la Fabbrica del programma a Bologna, la bicicletta in garage e il famoso Tir giallo che ancora non s'è visto, Prodi non riuscirà a entrare nelle case degli italiani. Gli serve la Tv. Lo sa bene Rutelli, che pian piano si sta coltivando due tappeti di margherite, uno proprio dentro il palazzo di viale Mazzini e un altro nel cortile di Saxa Rubra. E lo sa bene pure Bertinotti, che alla Rai oltre a Sandro Curzi ha un esercito di aficionados storici. Il leader dell'Unione, invece, non può contare su nessuno o quasi a viale Mazzini. E nei giornali la situazione non è delle migliori. Può contare veramente solo sul neodirettore della Stampa Giulio Anselmi, per quanto riguarda la carta stampata. Infatti, se si esclude Ferruccio De Bortoli del Sole 24ore, che lo conosce e lo stima, con tutti gli altri direttori italiani, Paolo Mieli del Corsera in testa, non va proprio d'accordo. Il Professore lo sa da tempo e non riesce a farsene una ragione. Per questo ha tentato in tutti i modi di bloccare la nomina di Claudio Petruccioli, un diessino, alla presidenza Rai, che tra l'altro così ha aperto la strada al rutelliano Paolo Gentiloni alla Commissione parlamentare di Vigilanza. Avrebbe voluto fin dall'inizio un ticket «di garanzia», Prodi, almeno per poter scegliere qualcuno che un minimo lo stesse a sentire. E invece no. Niente da fare. Con Petruccioli-Meocci resta fuori da tutto. Eppure una volta in Rai c'era Gad Lerner su cui poter contare. Come direttore del Tg1 gli avrebbe fatto molto comodo. Tempi andati. Archiviati. E pure su Franco Iseppi, ex direttore generale amico fraterno non può più contare. Infatti, andando in pensione è riuscito solamente a mantenere la presidenza di RaiClik. Ma che ci fa Romano Prodi, candidato premier contro Silvio Berlusconi, con RaiClick? Nulla. Alla Rai i prodiani non esistono. Ci sono una valanga di diessini capitanati a distanza dal prode Giuseppe Giulietti, ma che ora lo rinnegheranno senza tanti preamboli, diventando Petruccioli-dipendenti, tanti bertinottiani radical chic e pure una schiera di neo-rutelliani giovani e baldanzosi. Qualcuno dei Comunisti Italiani. Ma di prodiani nemmeno l'ombra. Prodi lo sa bene. Per questo ha fatto di tutto per bloccare la partita della nuova Rai, ma adesso viale Mazzini gli è scoppiata in mano. La sua unica speranza resta Giovanni Minoli. Il bravissimo direttore di RaiEducational, che ha trasformato questo settore grigio e stantio in una fucina di idee e progetti, è la sua sola ancora di salvezza, anche se non si può daqvvero parlare di lui come di un prodiano di ferro. Ex socialista ed ex direttore di RaiTre, l'inventore di Mixer, diventato suo amico da poco è però l'unico punto di riferimento prodiano della Tv di Stato. Di lui infatti si è parlato fino a ieri come uno dei candidati alla direzione generale in quota centrosinistra, ma dopo la presidenza a Petruccioli, l'ipotesi è definitivamente tramontata. Adesso Minoli è tra i favoriti alla terza poltrona della vicedirezione generale e Prodi cerca di difendere con le unghie e con i denti questa postazione strategica dalle mire diessine dell'ottimo Marcello Del Bosco. Il Professore lo sa. Sa che se non riuscirà ad ottenere almeno una poltrona di rango per Minoli, le telecamere per lui rimarranno spente. E i suoi compagni dell'Unione, l'avranno lasciato di nuovo senza Tv.