«La politica è alta e non si fa al bar»
L'abbraccio di Gianfranco con il suo popolo: «Credevo nell'amicizia anche in politica»
Sullo sfondo di questo striscione e cadenzato da caldi e frequenti battimani l'intervento del vice-premier ha saputo catalizzare l'attenzione della platea della XVIII Festa Nazionale del Secolo d'Italia, il giornale del partito. E alla fine anche i più scettici si sono ammorbiditi, «perdonando» il loro leader per qualche scaramuccia occorsa nel recente passato. Incalzanti le domande del direttore del Tg2 Mauro Mazza e stimolanti le sollecitazioni provenienti dai numerosissimi presenti. Nella sostanza, sono state pochissime le battute che Fini ha riservato alla «tempesta» che nelle ultime settimane ha investito il suo partito. «Forse ingenuamente pensavo che l'amicizia fosse un valore anche in politica. Adesso ho dei dubbi al riguardo». «Comunque il presidente di un partito deve saper tenere separata la sfera personale da quella politica - aggiunge - non deve fare valutazioni di tipo personale. E sarebbe bello se tutti si comportassero così...». Ancora due battute, come incisi in discorsi diversi. Fini parla di lealtà nei confronti di Berlusconi e dice: «È una cosa che vale anche per la domanda precedente, quella su An». E infine, il leader di An non si sottrae al gusto della polemica quando afferma, parlando delle prospettive della coalizione: «La politica è qualcosa di alto, non si fa con quattro chiacchiere tra amici al bar. E non faccio alcun riferimento». Parte da questo presupposto il discorso sulla lealtà nei confronti dell'attuale Presidente del Consiglio. «Faccio gli auguri a Silvio Berlusconi per la sua premiership per il 2006: facendoli a lui li faccio a me stesso. La lealtà nella vita paga sempre e dopo cinque anni se si è sbagliato si è sbagliato insieme. Sarebbe troppo comodo dire "hai sbagliato tu e io scendo"». E giù applausi. Insomma, parte da Rieti, in vero e proprio crescendo rossiniano, la riscossa di Fini e del suo suo partito. Il discorso è stata particolarmente applaudito nel passaggio sul terrorismo e contro Prodi. L'intervento del vice-premier è poi scivolato sulla ferma volontà di ricostituire la compattezza all'interno del partito, per affrontare poi con forza il grande progetto del Partito Unico sull'asse An-Fi-Udc. Poi pensa alla prossima campagna elettorale: «Ora la sinistra dirà che non abbiamo fatto nulla. Ma noi confidiamo nella capacità degli italiani di ragionare. Da quando siamo andati al governo abbiamo avuto l'Oscar della sf...». Fini si ferma, prima di completare la parola per poi aggiungere: «Abbiamo avuto l'Oscar della sfortuna, perchè se la fortuna è cieca, la sfortuna invece ci vede benissimo e a noi è toccato governare dopo la catastrofe dell'11 settembre, nella stagnazione economica e con punte di recessione». «Certamente - ammette il vicepremier - non abbiamo fatto tutto ciò che c'era nel programma, steso prima dell'11 settembre. Se un elettore dicesse che Berlusconi e Fini avevano promesso un miracolo che poi non c'è stato e dunque volesse non tornare a votarci avrebbe ragione ma deve però ricordare che abbiamo governato nella fase più difficile degli ultimi trent'anni». Dopo gli screzi e qualche lacerante divisione fra i vari dirigenti di partito sull'impostazione politica nazionale, sembra che questo nuovo progetto politico abbia fatto ritrovare la strada dell'unione anche all'interno di An. C'è forse ancora qualche incredulo, ma la grande massa sembra piuttosto compatta, a giudicare dagli scroscianti applausi che il presidente di An ha riscosso, ogni qualvolta ha fatto cenno al grande partito unico potenziale. Chissà che la festa nazionale del Secolo di Rieti non abbia fatto il miracolo visto che improvvisamente anche i colonnelli hannno ritrovato il gusto di tornare militanti di Alleanza nazionale.