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Claudio e Fedele, da compagni di scuola a concorrenti

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È una lunga storia quella di Fedele Confalonieri e Claudio Petruccioli che si intreccia in più occasioni. E adesso si ritrovano sulla tolda di nue navi, di due corazzate, l'una contro l'altra armata. E non è nemmeno un caso che il primo, alla guida di Mediaset, abbia addirittura auspicato l'arrivo del secondo alla guida dela Rai. Appena un mese fa, in un'intervista a Panorama, rispondendo a una domana sulla Rai, aveva detto: «Avrebbero dovuto prendere Claudio Petruccioli, lo so. È stato un errore. Se tu rendi la Rai troppo debole anche Mediaset si ammalerà. Del resto è difficile dimenticare intere puntate dove Michele Santoro, Roberto Benigni e Daniele Luttazzi giocavano alla soap opera sul corruttore naturale Berlusconi. Quando il Re Sole soffre diventa intollerante». E appena dieci giorni fa era stato anche profetito: Spero - aveva detto durante la presentazione del libro Fardelli d'Italia di Roberto Napoletano - che entro Ferragosto vi sia il presidente della Rai. Spero che sia Petruccioli, una persona perbene e un presidente di garanzia. Anche se - aveva concluso - dicendo cosiì l'ho bruciato». Confalonieri e Petruccioli si sono incrociati tante volte. Il diessino è nato il 22 marzo 1941 a Terni, è divemtato presidente della commissione di Vigilanza sulla Rai dal 24 settembre 2001. Giornalista, già dirigente del Pci e poi del Pds, è stato direttore impeccabile dell'Unità nei primi anni '80: si dimise perché il giornale pubblicò una notizia falsa. Altri tempi. Dopo ha intrapreso la carriera politica, è al suo quinto mandato parlamentare (due da deputato e tre da senatore). Nel 1975 Petruccioli ha contribuito alla definizione della prima, grande riforma del sistema radiotelevisivo, della quale fu relatore Enrico Manca e che fu poi attuata con la legge 103. Successivamente è stato presidente della commissione Lavori Pubblici e relatore del ddl 1138 di riassetto del sistema. La sua presidenza della Vigilanza è stata caratterizzata dal documento sul pluralismo. Quattro le raccomandazioni: pluralità dei punti di vista in tutte le trasmissioni di informazione, stop alla presenza dei politici nelle trasmissioni di intrattenimento e dei dirigenti Rai nei programmi dell'azienda, confronto obbligatorio tra i soggetti coinvolti negli spazi dedicati a procedimenti giudiziari in corso.

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