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«Ma noi vogliamo fare il Ppe italiano»

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Il vice di Follini, Cuffaro, spiega i dubbi. E avverte: «I siciliani? Meritano e crescono»

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Ma il suo cuore sembra battere più per la nascita in Italia di un partito «sulla scia del Ppe e che a questo possa essere collegato». Non manca di fare un distinguo, infatti, tra il partito unico e quello di tipo Popolare europeo: «Loro (Fi, ndr) lo chiamano partito unico, io lo chiamo Partito popolare europeo. C'è una differenza sostanziale. Per me non può esserci un partito unico dove dentro ci sia tutto e il contrario di tutto. Di certo si può dare vita a un partito, che può essere unico, ma che si caratterizzi per la condivisione dei valori». In sostanza, per Cuffaro, non è possibile realizzare una sorta di assemblaggio di sigle «come quello messo su dal centrosinistra e che non ha funzionato». In altri termini, «c'è la necessità di riconoscersi e di condividere alcuni valori fondanti». Una «necessità» che per il governatore della Sicilia nasce dagli ultimi risultati elettorali (europee e regionali), «ma soprattutto da quelli del referendum, un chiaro segnale dato da un grande movimento dei moderati che vogliono capire come riorganizzarsi». Insomma, Cuffaro sembra aver già indossato, e bene, i panni da vice segretario nazionale dell'Udc. Parla, a differenza di molti dle suo partito che hanno scelto la via del silenzio sulla questione del partito unicp. Ma detta anche le condizioni perché l'Udc possa seriamnete prendere in considerazione il progetto. Avverte così «la responsabilità di rispondere agli utopici processi di unità formale, o ancor peggio a unioni che si accontentano di mettere insieme sigle o aspetti parziali della società e della politica, con un progetto vero e che parta dalla consapevolezza della fatica quotidiana del costruire dal basso, rispondendo così reali bisogni della gente». Intanto, qualcosa è cambiato anche nei centristi. La direzione nazionale dell'Udc, ricordiamo, ha nominato alla vicesegretaria Cuffaro. Ma, dal consiglio nazionale dello Scudocrociato, sono stati eletti altri sette siciliani come componenti della direzione del partito. Che cosa è successo? Follini ha forse capito che poteva sfuggirgli di mano il granaio di voti che c'è in Sicilia. Per Cuffaro, noto anche per la sua diplomazia, si tratta di «un riconoscimento delle politiche di sviluppo ed elettorali dell'Udc nel Mezzogiorno e soprattutto in Sicilia». Non è, in buona sostanza, «una medaglietta, ma un'ulteriore responsabilità a continuare a lavorare per far crescere l'Udc e meglio far rappresentare gli interessi del Mezzogiorno». Tuttavia, l'ascesa di Cuffaro ai vertici dell'Udc potrebbe cambiare i rapporti tra lo stesso partito di Follini e il premier, Silvio Berlusconi. Che com'è noto, ultimamente i due (Follini e Berlusconi) non hanno brillato di simpatia reciproca. «Il mio rapporto con Berlusconi è forte - conclude Cuffaro -. Gli riconosco la leadership della Casa delle libertà».

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