di MARIA CARMELA FIUMANÒ CHI l'avrebbe mai detto? Dopo i lunghi dissapori culminati nella sconfitta ...
Con l'Udc che sta in un angolo a guardare. È stato forse questo il dato più interessante all'Assembela dei 100 (o meglio dei 116 considerando i componenti di diritto e le altre personalità) che ieri si è svolta a Palazzo Wedekind e che grosse novità, al di là delle dichiarazioni di intenti, non ne ha disvelate. I meno entusiasti sembrano i centrisiti dell'Udc, tanto che, Follini, arrivato da «osservatore», è l'unico tra i leader a non parlare durante l'Assemblea nella sontuosa sala Angiolillo. Nessuna dichiarazione all'entrata e all'uscita, salvo qualche commento di circostanza. L'Assemblea, dunque, si svolge senza troppo entusiasmo da parte dei Costituenti, il cui unico pensiero alla fine è allontanarsi il più velocemente possibile. Non proprio un clima di festa. Tanto che Renato Brunetta di Forza Italia, uno dei pochi a fermarsi a conclusione dei lavori, si limita a dire «Sempre meglio del centrosinsitra». Qualunque domanda gli si ponga, la riposta dell'europarlamentare è sempre la stessa «sempre meglio che il centrosinistra». Complice forse le fibrillazioni dei giorni passati (soprattutto all'interno di Alleanza nazionale) non è facile parlare con i maggiorenti del centrodestra. L'ex vice-presidente di An Ignazio La Russa, ancora scottato dalla chiaccherata con Matteoli e Gasparri alla «Caffettiera» intercettata dal nostro giornale, si limita a dire: «Io i commenti li faccio solo al bar, specialmente con i giornalisti del Tempo...». I colonnelli di An arrivano con le facce scure. Matteoli e Baldassarri incrociandosi sulle scale di palazzo Wedekind nemmeno si guardano. Storace e Alemanno, accaldati, salgono veloci. Piuttosto rilassato sembra invece Gianfranco Fini, che si trova in difficoltà soltanto al passaggio delle guardie del corpo di Berlusconi, arrivato qualche secondo dopo il ministro degli Esteri, che travolgono chiunque gli pari di fronte vicepremier compreso. Fini comunque non si scompone e aspetta che il presidente del Consiglio prende posto accanto a lui. «Facciamoci gli auguri perché ne abbiamo veramente bisogno e non lasciamo nulla di intentato», dice il leader di An incrociando le dita sulla futura rassemblement, come lui spesso definisce la Casa comune del centrodetsra. Berlusconi, seduto affianco annuisce ad ogni parola del suo vice. A tratti il movimento della testa del premier è talmente consecutivo che sembra andare a ritmo di musica. Doveva essere proprio di buon umore ieri Berlusconi se, all'uscita dalla sala dell'Assemblea, neanche si è curato delle persone che aveva intorno preferendo intrattenersi qualche minuto con una bella mora. Ma come mai il premier era così di ottimo umore? Il motivo potrebbe essere la ritrovata unità con l'alleato di An che, durante il suo discorso, il presidente del Consiglio ha più volte guardato con fare complice. Se così fosse, avrebbe molto meno da temere da eventuali colpi di testa dell'Udc, l'alletato più riottoso.