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Cossiga lo difende: «Ha agito bene mentre il governo se ne lava le mani

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Lo ha affermato il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga dopo aver reso visita, ieri mattina a Palazzo Koch, al governatore della Banca d'Italia, della cui «rigida correttezza e luminosa trasparenza» si dice «certo». «Comprendevo - dice il senatore a vita - un po' da giovane il diritto amministrativo bancario per averlo appreso da Massimo Severo Giannini; sono anche stato il più giovane consigliere d'amministrazione di un istituto di credito di diritto pubblico, "mastico" abbastanza, di diritto penale e di diritto processuale penale, ma so ancora meno del ministro dell'Economia (ma quale economia? la sua penso, non certo quella del Paese...) di banche e banchieri. Non so se l'operazione che l'Istituto ha autorizzato sia economicamente buona o meno, certamente la procura della Repubblica di Milano, a giudicare da un triste passato, lo sa ancora meno di me! Quel di cui sono certo - ribadisce Cossiga - è della rigida correttezza e della luminosa trasparenza di Antonio Fazio e della Vigilanza. Dubito assai che la magistratura dei Paesi Bassi sarebbe così zelante a favore di una banca estera che tentasse di scalare una banca olandese anche se l'avvocato che ne patrocinasse gli interessi fosse un avvocato famoso ed influente che si chiamasse, ad esempio, Roden! Quel che vi è di incredibile e preoccupante in tutta questa vicenda - conclude - è l'assordante silenzio del Governo». In una intervista apparsa ieri su un quotidiano Cossiga aveva sollecitato il governo a intervenire perchè «il sistema bancario rischia di saltare» e il Parlamento deve occuparsi della questione dell'abuso delle intercettazioni telefoniche. «Non esprimo giudizi - ha detto il presidente emerito della Repubblica - sul magistrato che ha ordinato l'intercettazione» che chiama in causa il governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio, «nè sul fatto che sia stata pubblicata. Esprimo un giudizio negativo sul Parlamento italiano che, preso anch'esso da febbre giustizialista, non ha fatto ancora leggi che rendano democraticamente responsabile chi dispone le intercettazioni; leggi che facciano sì che non vi sia la vergogna di decine di miliardi spesi a fare intercettazioni». Tornando al merito della vicenda, «il magistrato - prosegue il senatore a vita - è di un tale coraggio che prima di intercettare il mio amico Giovanni Consorte, presidente e amministratore delegato dell'Unipol, per vedere che cosa faceva nell'acquisto di Bnl, ci ha pensato due volte. Perchè scherzare con Fazio e Fiorani si può; scherzare con l'Unipol e con il partito che c'è dietro si può molto meno». Cossiga poi sottolinea la necessità di una presenza più attiva da parte del governo relativamente alle vicende bancarie: «strano, questo Paese, dove tutti - afferma l'ex capo dello Stato - fanno politica bancaria: la Consob, l'Antitrust, tra poco l'Autorità per le telecomunicazioni, naturalmente la Banca d'Italia, ma non il governo della Repubblica». «Critico il fatto che il governo non fa nulla. Qui può saltare il sistema bancario e l'amico Domenico Siniscalco andrà in Parlamento a dire che non è cosa che lo riguardi. Mi chiedo - conclude ironico Cossiga se non sia il caso di investire l'Antitrust dei problemi della difesa e della sicurezza. Anche dei problemi del terrorismo, già che ci siamo, potremmo investire l'Antitrust».

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