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Rai, Curzi: «Se continua così me ne vado»

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Lascerebbe l'incarico a Urbani, nel caso non riesca a ottenere la conferma di Cattaneo

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..».Il presidente «facente funzioni» della Rai Sandro Curzi non è certamente uno che sta con le mani in mano. E in un week end di fine luglio confida ai suoi i punti nodali della relazione con cui aprirà domani la nuova attesa riunione del Cda di viale Mazzini, dopo l'incontro con l'azionista Siniscalco. «Non possumus», avrebbe risposto Siniscalco, alludendo al fatto che prima di scegliersi il direttore generale, la Rai deve avere un presidente a tutti gli effetti. Quindi non si fa nulla. Nomine conprese. Curzi e Urbani così riferiranno al resto del Consiglio che in questi giorni si è ricompattato per far fronte ai guai sul calcio. Ma il Kojak nazionale inviato da Bertinotti e simpatico alla destra, dopo lo stop alle nomine che avrebbe voluto fare martedì scorso, dopo le accuse di clandestinità da parte della Vigilanza e i malumori della Margherita nei suoi confronti, sta cominciando a stufarsi. Avere le mani legate non è da lui e che sia anche la sinistra a mettergli i bastoni tra le ruote non gli va giù per niente. E così domani potrebbe dare un aut aut: o si va avanti sul serio, sbloccando la situazione gestionale, o meglio passare la mano a Giuliano Urbani, con cui ultimamente poi è riuscito ad avere un ottimo dialogo. I problemi sul tappeto sono molti e tutti difficili da risolvere senza pieni poteri. La chiave di volta per il «presidente» Sandro sarebbe infatti quella di riconfermare subito Flavio Cattaneo e cominciare a lavorare subito, con alcune nuove nomine, a palinsesti e programmi. Non c'è tempo da perdere e Curzi sa che anche la nomina di Giancarlo Leone richiederebbe più tempo per la trattativa. L'alternativa che piace più al centrodestra è sempre quella di Alfredo Meocci direttore generale, con la possibilità di tre vicedirezioni che «soddisfino» tutti. Guido Paglia per An, Alessio Gorla per FI e Giovanni Minoli, per Prodi. Una soluzione di interni «forti» offerta pare per far digerire Meocci alla comunità Rai, che Curzi non ama affatto, ma potrebbe ingoiare alla fine pur di sbloccare e procedere. In questo scenario rientrerebbe poi la possibilità di ripescare il senatore Claudio Petruccioli per la presidenza se il Cavaliere non si metterà di traverso e Prodi non si rimangerà la parola. In questo caso però rimane il problema Cattaneo, che è quasi prigioniero di sè stesso finché non verrà nominato il nuovo dg. Anche se girano voci di offerte per la poltrona della Sipra e di Terna (ma solo da ottobre), Cattaneo, che si è guadagnato la fiducia del Consiglio tutto, ora resta in Rai e c'è chi fra le malelingue di viale Mazzini, ipotizza già, nella eventualità che venisse sostituito, una sua collocazione nel Limbo del secondo piano, in attesa di nuovo incarico, come del resto già accadde ai direttori generali precedenti, da Iseppi a Saccà. Insomma, Curzi contro tutti, anche se mostra di divertirsi come un pazzo a fare il sovrano di viale Mazzini, potrebbe anche arrivare a fare una mossa politica che spiazzerebbe tutta la sinistra e farebbe contenta la destra: lasciare il trono al prode Giuliano Urbani e ai suoi seguaci. A quel punto sul tavolo del CdA spunterebbero problemi come funghi e sarebbe sempre più urgente un direttore generale capace, rapido e in grado di affrontare la situazione.

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