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«Gianni» accetta di partecipare alla Costituente della Cdl«Ma non ci comporteremo come degli "Yes men"»

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Dopo avere aspettato per giorni un cenno di apertura da Gianfranco Fini, la Destra Sociale di Alemanno e Storace decide ad Orvieto di tornare ad essere corrente in carne ed ossa e lancia un ultimo appello al leader di An, in vista della direzione del 28, rimettendo in mano a lui il cerino di una definitiva rottura. Fini per Alemanno non può continuare a decidere tutto da solo. Occorre adeguarsi agli altri partiti e affiancare ad un presidente anche un segretario. Dalla «Caffetteria Orvieto» - come Storace ribattezza la convention con ironico riferimento alle ultime vicissitudini del partito - alla fine non vengono arroccamenti identitari, nè «congiure» di concerto con Destra Protagonista, né chiusure al progetto che Fini ha indicato, quello del partito unico. Con moderata convinzione Alemanno e Storace dicono che non si tireranno indietro dal processo costituente del partito unico e che sono disposti a confrontarsi anche su una legge elettorale proporzionale, purchè con preferenza e nel rispetto del bipolarismo. Le note dolenti arrivano però quando si deve parlare di An. «Non ci tireremo fuori dalla costituente sul partito unico ma non saremo yes men. Porteremo dentro al dibattito tutti i nostri valori, la nostra identità e i nostri riferimenti politici» annuncia Alemanno, che però continua a preferire l'idea di una federazione di centrodestra (magari con primarie per la leadership). Storace si dice scettico e definisce la costituente un «meccanismo infernale». Ma intanto non chiude e anzi chiede a Fini di «giurare» nella direzione del 28 che «Alleanza Nazionale comunque andrà alle politiche del 2006 con il suo simbolo e la sua lista». Insomma, non si alza nessuno steccato, anche se si continua a presidiare il serbatoio di voti della destra. Perchè, dice Alemanno, «non si può essere così pazzi da pensare di lasciare la destra in mano ad Alessandra Mussolini e regalare un pulpito simile a una scriteriata qualsiasi». La musica cambia quando si parla di An. Storace e Alemanno - che per giorni si sono divisi i ruoli e al mattino concordano una linea comune - mettono in guardia Fini. Il messaggio è che non può pensare di gestire da solo, o con i pochi che si è scelto, il partito da qui alle elezioni politiche. Alemanno disegna gli scenari del futuro, Storace contesta duramente Fini per aver «frantumato l'unità disperatamente cercata e raggiunta nell'ultima assemblea nazionale». «Serve rispetto per le persone - urla Storace dal palco fra gli applausi - perchè gestire il partito con equilibrio non significa azzerare tutto, umiliare chi lavora, minacciare nuovi repulisti nelle federazioni provinciali, come leggo su Il Tempo». «Non ci piace il metodo - va avanti il ministro - con cui il presidente del partito Fini anticipa futuri esercizi di dispotismo verso un partito che ormai è costretto più a difendersi dal suo leader che dagli avversari politici». A Orvieto, dopo due giorni di appassionata discussione, si chiudono i battenti, sperando che Fini stavolta ascolti. Intanto Storace, aspettando la direzione del 28, chiosa: «Se Rutelli ha messo in discussione Romano Prodi anche noi possiamo parlare, senza temere censure della scelta di un leader. Questa è la democrazia». Getta acqua sul fuoco, invece, a distanza, Silvano Moffa che afferma: «Bisogna evitare rancori e polemiche interne e puntare decisamente alla costruzione di un progetto politico, anche rispetto al percorso della costruzione di un partito unitario». Moffa ha appreso con «piacere» che sul partito unico «ci sia un largo dibattito anche in Destra sociale che apre le porte a questo discorso». «È importante infatti-osserva- portare all'interno di questa costituente proposte e contenuti che fanno parte anche del nostro laboratorio politico». In questa fase però Moffa ha invitato tutta la classe dirigente di An ad «abbassare i toni» facendo apparire Fini come «un dittatore», rispetto alle accuse che gli sono state mosse in questi giorni dopo l'azzeramento dei vertic

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