Antimafia, è ancora guerra sul successore di Vigna
Domani pomeriggio al Csm tornerà a riunirsi la commissione Incarichi Direttivi e sarà probabilmente l'occasione per capire se vi sono ancora spiragli per arrivare a scegliere il successore di Piero Luigi Vigna alla guida dell'ufficio di via Giulia prima della pausa estiva, inserendo la pratica all'ordine del giorno del plenum straordinario già convocato giovedì 28 luglio (ufficialmente per esaurire il lavoro rinviato dalla seduta della scorsa settimana), o se la nomina dovrà essere rinviata a settembre. I nodi, al momento, non sono ancora sciolti. La procedura resta incompleta e il fascicolo non può ancora essere trasmesso al ministro della Giustizia perchè esprima il suo parere sui due candidati proposti il 12 luglio scorso dalla Commissione: il procuratore di Palermo Piero Grasso, favorito in plenum da uno schieramento che può contare su 13-14 voti in partenza (i togati di Unicost e Mi, assieme ai laici della Cdl e al collega dello Sdi Schietroma), e il pg di Torino Giancarlo Caselli, la cui nomina è sostenuta da 9 voti dell'assemblea (gli 8 togati di sinistra, Md e il Movimento per la giustizia, assieme ai laico di area Ds Berlinguer). Manca infatti un tassello perchè la pratica possa essere inviata a Castelli. Così, la nomina del nuovo procuratore nazionale antimafia è già diventata un caso. Con un braccio di ferro al Csm che vede contrapposti, da un lato, i cinque consiglieri laici della Cdl che fanno parte dello schieramento di maggioranza che sostiene la nomina di Grasso, i quali spingono per arrivare alla scelta del nuovo superprocuratore prima del 1 agosto; dall'altro, il presidente della Commissione, il togato di Md Francesco Menditto, relatore della proposta a favore di Caselli: prima di definire la procedura, occorre «valutare le conseguenze derivanti dalla approvazione di una norma che potrebbe interferire su tutti i concorsi in atto». Il riferimento è al cosiddetto emendamento Bobbio, che vieta di assegnare incarichi direttivi a magistrati che abbiano compiuto 66 anni, come nel caso di Caselli. Una scelta contestata dai cinque consiglieri che a Palazzo dei Marescialli rappresentano il centrodestra e segnalano la «straordinaria importanza della vicenda» meriti l'intervento del capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi.